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Indennità di accompagnamento. Il giudice: “Anche a chi ha solo il permesso”

Secondo il tribunale di Milano per il sussidio non serve necessariamente la carta di soggiorno, l'importante è che la presenza in Italia non sia episodica o di breve durata. Inps condannata a pagarlo a un’anziana peruviana invalida

Roma – 16 maggio 2013 – Non serve la carta di soggiorno per l’indennità di accompagnamento. Possono ottenerla anche i cittadini stranieri invalidi che hanno un “normale” permesso di soggiorno.

A ribadirlo è stato qualche settimana fa il tribunale del Lavoro di Milano, che ha accolto un ricorso contro l’Inps presentato da un’anziana peruviana tramite il patronato Inas Cisl, che ha diffuso la sentenza.

Nel 2010 la donna era stata riconosciuta da una commissione sanitaria della Asl di Milano come “ultra65enne invalida con necessità di assistenza continua”, “non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita”. Aveva quindi chiedo l’indennità di accompagnamento, circa 500 euro mensili pagati dallo Stato.

L’Inps, però, gliel’aveva negata, sostenendo che il sussidio è riservato ai cittadini italiani, comunitari o stranieri con carta di soggiorno (permesso ce per soggiornanti di lungo periodo). Una tesi smontata dal tribunale del Lavoro, che ha fatto riferimento a tre pronunce della Corte Costituzionale, che hanno cancellato quel requisito.

“Il cittadino straniero – scrive il giudice – anche se titolare del solo permesso di soggiorno ha diritto di vedersi attribuire l’indennità di accompagnamento, la pensione di inabilità e l’assegno di invalidità, ove ne ricorrano le condizioni previste dalla legge”. La carta di soggiorno non è indispensabile, “l’erogazione di prestazioni assistenziali” può essere infatti subordinata solo “alla circostanza che il titolo di legittimazione dello straniero al soggiorno nello Stato ne dimostri il carattere non episodico e non di breve durata”.

La signora, insomma, non è certo una turista, è qui regolarmente ed è invalida. L’inps dovrà quindi pagarle l’indennità di accompagnamento. E presto potrebbe essere costretta a fare lo stesso con altri immigrati, come spiega Maurizio Bove, responsabile immigrazione della Cisl di Milano: “Altri 30/35 fascicoli analoghi sono già stati inviati ai nostri legali per procedere con i relativi ricorsi”.

Scarica la sentenza

EP
 

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