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Infortuni sul lavoro. Inail: “Più vittime tra gli stranieri”

Presentato l’annuale rapporto dell’Istituto. Oltre ai manovali, colf e badanti tra le categorie più colpite

Roma – 24 giugno 2009 – Nel 2008 gli stranieri assicurati all’Inail hanno superato quota 3.266.000: si tratta del 6% in più rispetto all’anno precedente e del 41,9% in più rispetto al 2004, quando i lavoratori immigrati erano poco più di 2,3 milioni. Tuttavia, a fronte dell’aumento occupazionale del 6%, l’incremento degli infortuni tra lavoratori stranieri nel corso del 2008 è stato solo del 2%, passando dai 140.785 incidenti sul lavoro del 2007 ai 143.561 del 2008.

Risulta invece sostanzialmente invariato il numero degli infortuni mortali, che nel 2008 rimangono intorno ai 180 casi. Gli immigrati però continuano a presentare un’incidenza infortunistica più elevata rispetto a quella dei loro colleghi italiani: 44 casi denunciati all’Inail ogni mille occupati contro i 39 dei lavoratori autoctoni. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Inail, presentato oggi a Roma a Montecitorio.

Sempre nel 2008 gli eventi infortunistici occorsi a lavoratori stranieri hanno rappresentato il 16,4% del totale. Poco meno del 96% degli infortuni (per l’esattezza 137.223) si è verificato nel settore dell’industria e servizi, contro il 90% per il totale dei lavoratori. In particolare, prevale il peso delle attività di tipo industriale, in primo luogo le costruzioni che con 19.719 denunce rappresentano il 13,7% di tutti gli infortuni riguardanti i lavoratori stranieri.

Questo settore, inoltre, detiene anche il primato degli infortuni mortali tra gli immigrati: ben 43 nel 2008, che equivale a 1 decesso su 4 tra tutti quelli segnalati all’Istituto. Venendo al personale domestico, 72 infortuni su 100 hanno colpito lavoratori di origine straniera, quasi sempre colf o badanti di sesso femminile. Sono inoltre Marocco (22.519 denunce di infortunio), Romania (21.400) e Albania (14.746) i Paesi che ogni anno denunciano il maggior numero di infortuni, totalizzando nel complesso ben il 41% degli incidenti sul lavoro e il 50% dei casi mortali.

"Gli incidenti non discriminano – ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervenuto alla presentazione del Rapporto -, essi colpiscono ugualmente lavoratori nazionali ed immigrati. Anzi, dal momento che i lavoratori extracomunitari sono piu’ spesso assunti nell’economia sommersa, sono anche più a rischio. Chi lavora in nero, manca di formazione e spesso degli strumenti per proteggersi contro gli incidenti. E oggi, alla luce dei dati ufficiali, tra le categorie più a rischio troviamo in particolar modo i precari, anch’essi privati della formazione”.

"Ma l’infortunio sul lavoro non può essere considerato come una fatalità che irrompe all’improvviso e quasi casualmente – ha aggiunto Fini -, bensì deve essere considerato come la conseguenza statisticamente prevedibile della condizione in cui si svolge e organizza il lavoro. Bisogna garantire livelli più alti di prevenzione e di tutela, precondizione per poter garantire la dignità e, quindi, la salute di chi lavora".

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