Roma – 17 luglio 2013 – Le scuse pubbliche e la promessa di un mazzo di fiori alla Kyenge hanno salvato la sua poltrona da vicepresidente del Senato, ma varranno poco di fronte alla legge.
Roberto Calderoli è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Bergamo con l’ipotesi di diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale.
Il procuratore Francesco Dettori ha raccolto gli articoli di giornale, ma soprattutto l’audio del comizio di sabato scorso a Treviglio, durante il quale il leghista ha paragonato la ministra Cècile Kyenge a un orango. È stato quindi aperto un fascicolo, affidato a due sostituti procuratori che dovrannovalutare se in quelle parole è possibile riscontrare un reato, e quindi se il Calderoli va rimandato a giudizio.
Nei giorni scorsi, il Codacons aveva presentato un esposto alle procure della Repubblica di Roma e Bergamo, chiedendo di indagarlo per il reato di istigazione all'odio razziale e per l'ingiuria ad un organo costituzionale. Anche i segretari provinciale e comunale del Pd di Ferrara, Paolo Calvano e Simone Merli, avevano annunciato per oggi un’iniziativa analoga, “per contrastare l'uso di un linguaggio inaccettabile”.
Il caso Calderoli, insomma, non finisce qui.
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