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Integrazione. Sacconi: “Arrivano il Piano e l’Accordo di integrazione”

Italiano ed educazione civica per rinnovare il permesso. Il ministro alla Camera: "No ad assimilazionismo e multiculturalismo".

Roma – 12 maggio 2010 – Un piano nazionale per creare un modello italiano di integrazione e un accordo con lo Stato sottoscritto da chi arriva in Italia. Sono i due strumenti che il governo sta perfezionando per bilanciare le sue politiche di immigrazione, finora concentrate quasi esclusivamente sulla lotta ai clandestini.

Annunciati già mesi fa da Sacconi e Maroni, starebbero finalmente per vedere la luce, stando a quanto il ministro del Lavoro ha spiegato poco fa alla Camera dei Deputati. Continuando però a spingere sul tasto della sicurezza, perché “solo nella sicurezza si costruisce un percorso di integrazione autentica, fuori dalla sicurezza c’è solo il disordine e disintegrazione”.

Il piano nazionale, ha ripetuto Sacconi, si chiamerà ‘Identità e incontro’ e rifiuta l’idea dell’assimilazionismo alla francese (che ha “portato alle banlieu”), così come il “multiculturalismo indifferente” (che avrebbe avuto tra i suoi effetti le bombe nella metropolitana di Londra). Sottolineerà invece “la nostra identità, che è un’identità aperta, ci porta ad essere curiosi”, ma “senza togliere il crocifisso, perché la parete bianca crea conflitto”.

Più concretamente, tra i temi affrontati nel piano ci saranno “l’inserimento nel mercato del lavoro, la promozione di un lavoro di qualità la conoscenza della lingua e dei valori del Paese ospitante”. “Vogliamo lavorare – promette Sacconi – per un alloggio dignitoso, per un’urbanistica che eviti i ghetti, per l’accesso ai servizi sociosanitari essenziali”, accogliere i minori non accompagnati anche con “l’affido a famiglie generose” e “ infine occuparci delle seconde generazioni”.

L’accordo di integrazione, che invece è previsto dalla legge sulla sicurezza insieme a un sistema di crediti (permesso a punti), “dovrà essere firmato all’atto della richiesta del permesso di soggiorno”.

ll cittadino straniero si impegnerà a conseguire entro due anni obiettivi come”la conoscenza elementare della lingua italiana, la frequenza di un corso di educazione civica per conoscere i principi della legislazione italiana, ma anche gli usi e costumi della nostra vita civile” e “il rispetto del diritto dovere dell’educazione ai figli nella scuola dell’obbligo”.

Tutto questo va fatto evitando “di perdere crediti per condanne a pene detentive”, anche perchè chi arriva a zero deve lasciare l’Italia. È però previsto, ha ricordato Sacconi, anche l’accumulo di crediti aggiuntivi, “per esempio partecipando ad attività di volontariato o realizzando una forma di auto impiego“.

EP

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