VENEZIA – 9 marzo 2015 – Poco conta che sia contestata da quasi tutte le comunità religiose, né che con ogni probabilità finirà davanti alla Corte Costituzionale con l’accusa di negare la libertà di culto. La nuova legge anti moschee approvata in Lombardia fa scuola anche altrove, almeno tra gli amministratori leghisti.
Maurizio Conte, consigliere regionale del Carroccio in Veneto, ha presentato qualche giorno fa una proposta di legge per regolamentare la costruzione di luoghi di culto che molto assomiglia a quella approvata al Pirellone. Anche per il tentativo di far passare le nuove regole come una scelta “urbanistica”, modificando la legge per il governo del territorio e in materia di paesaggio del Veneto.
“Questo nuovo strumento andrà a supplire la completa assenza legislativa statale in materia, compito a cui il governo nazionale si è sempre sottratto” ha annunciato Conte, puntando il dito contro “i balletti demagogici della sinistra che, sotto l’egida del buonismo, non ascolta la volontà dei cittadini”.
La sua proposta, tra le altre cose, prevede che i Comuni non possano concedere autorizzazioni per costruire nuovi luoghi di culto se non c’è l’ok dei cittadini, consultati tramite un referendum. Un passaggio che vale però solo per le confessioni religiose che non hanno un’intesa con lo Stato italiano, come, appunto, l’Islam.
I Comuni dovranno anche verificare che gli edifici siano serviti da strade “adeguatamente dimensionate” (altrimenti toccherà i richiedenti costruirle), fogne, impianti idrici e altre opere di urbanizzazione primaria. Come per la legge lombarda, tra i requisiti c’è pure un parcheggio largo almeno il doppio della superficie destinata al culto.
“Simili accorgimenti, dopo gli ultimi tragici fatti di Parigi, non devono essere visti come una restrizione delle libertà personale, ma come un fattore di sicurezza per tutti i cittadini” sostiene Conte. Un’ equazione tra moschee e terrorismo che in Lombardia ha già avuto fortuna, ora tocca al Veneto.