+++AGGIORNAMENTO: Niente velo a scuola? Il preside fa marcia indietro, "È una discriminazione" +++
UDINE – 16 febbraio 2015 – Difendere la laicità della scuola, ma anche combattere l'islamofobia.
Nelle intenzioni del preside Aldo Durì è su queste basi, oltre che sulla “buona educazione”, che si fonda il divieto scattato giovedì scorso nelle sei scuole dell'Istituto Statale di Istruzione Superiore Malignani, nella bassa friulana. Le ragazze musulmane che frequentano il liceo scientifico, l'istituto professionale e i tre istituti tecnici d'ora in poi non potranno più coprirsi i capelli con lo hijab.
È un bando al velo e a tutti i simboli di appartenenza religiosa analogo a quello introdotto nel 2004 per legge nelle scuole francesi. Durì lo ha importato e illustrato giovedì scorso a docenti e alunni in una circolare, che si apre con un allarme: “Da quando i jihadisti dell’’ISIS hanno scatenato una “guerra totale” contro l’Occidente …tra i nostri studenti si sono diffusi sentimenti ostili ai Musulmani ed in genere agli Arabi, che costituiscono una numerosa comunità nella nostra scuola”.
Il preside ricorda gli “insulti razzisti, lanciati spesso senza alcuna consapevolezza, in certe classi e soprattutto nei gruppi dei social network” e anche un recente “caso dell’autoctono che, presosi a male parole con un compagno egiziano, l’ha poi aggredito all’esterno della scuola”. Quindi punta il dito contro l'”ignoranza”, il degrado” e la “frustrazione sociale”, che generano rabbia e la sfogano contro “il compagno diverso ed isolato”.
La circolare chiede ai professori di fare il loro mestiere con un'”opera di educazione e convincimento” e minaccia che dove questa non bastasse, “per i più ottusi, per gli ostinati, per gli incorreggibili ci sarà inevitabilmente la repressione”. Contro i gesti e gli atti motivati da razzismo, così come contro le pratiche discriminatorie in genere la parola d’ordine d’ora innanzi sarà “tolleranza zero”. Ottimo.
La tolleranza zero, però, non riguarda solo i razzisti. Per il preside Durì, infatti, le loro vittime non dovrebbero mettersi in condizione di essere facilmente individuate e quindi insultate. Ed è la parte più curiosa e controversa della circolare, perché sembra far passare il ragionamento che i musulmani farebbero bene a nascondersi per evitare guai.
Aggiunge infatti il dirigente scolastico: “Allo stesso modo non sarà accettata da parte di nessuno, essendo la scuola italiana laica ed indifferente al credo professato dagli allievi e dalle loro famiglie, l’ostentazione e l’esibizione, specialmente se imposta, dei segni esteriori della propria confessione religiosa, anche perché essa, in fin dei conti, può essere colta come una provocazione, e suscitare reazioni di ostracismo, disprezzo o rifiuto”.
Di che sta parlando Durì? “Tale è ad esempio – spiega a chi non lo avesse capito – il fazzoletto o velo che copre talvolta i capelli e parte del viso delle ragazze musulmane: libere di servirsene all’esterno della scuola ma non in classe, anche perché a nessuno è permesso di indossare copricapi nell’ambito dell’attività didattica, come forma elementare di educazione”.
“Anche su queste manifestazioni che mirano a sottolineare e rivendicare la diversità, con l’unico risultato di provocare per reazione l’ostilità dei compagni, sarà massima la vigilanza e nessun permissivismo mascherato da libertaria tolleranza – conclude il preside – sarà ammissibile”. E così la bassa friulana diventa una piccola Francia.
Circolare "Musulmani all’ISIS della Bassa Friulana "
Stranieriinitalia.it