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Islam. L’imam: “Le leggi antimoschee favoriscono il terrorismo”

Kamel Layachi, figura di riferimento per i musulmani del Triveneto: “Impedire alla comunità islamica di vivere la pratica religiosa con serenità, incoraggia indirettamente il fanatismo e l'adesione ai gruppi armati”

Padova – 4 febbraio 2015 – Impedire la costruzione di moschee in Italia per evitare che il terrorismo jihadista le usi per fare proselitismo?

Il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha già spiegato, in sostanza, che è una fesseria. Le moschee possono essere sorvegliate più facilmente, individuando e arrestando le mele marce, mentre questo è difficile, se non impossibile, con i luoghi di preghiera improvvisati (garage, scantinati, negozi) dove sono costretti a riunirsi i fedeli musulmani in mancanza strutture adeguate.

C'è poi da considerare anche un altro aspetto. L'effetto, cioè, che le restrizioni sui luoghi di culto islamici possono avere sui musulmani d'Italia, spingendo alcuni di loro, convinti di essere ingiustamente perseguitati a causa della loro fede, a sposare le tesi dei predicatori d'odio.

A lanciare l'allarme è Kamel Layachi, imam delle comunità musulmane del Triveneto, che all'indomani delle stragi di Parigi è stato chiarissimo: “Al di la della fede, della nazionalità dell’appartenenza politica, questa è barbarie. Posso non essere d’accordo con la linea editoriale di “Charlie ebdo” ma non è una giustificazione. Tutte le comunità musulmane sono chiamate a condannare questo atto. Il percorso per educare alla cultura della pace è ancora lungo ma siamo noi a doverlo fare per primi”.

Ieri Layachi ha partecipato a un incontro all'Università di Padova intitolato “Dopo Parigi, dialogo tra culture o scontro di civiltà?”, nel corso del quale si è confrontato con un parroco e un rabbino. È stata l'occasione per parlare di dialogo tra religioni e di libertà di espressione (“Bisogna mettersi d'accordo sul suo significato . Comprende il rispetto o si può esercitare senza limiti?), ma anche per riflettere sulla legge antimoschee approvata dalla Regione Lombardia.

“Impedire alla comunità islamica di vivere la pratica religiosa con serenità – segnala Layachi – incoraggia indirettamente il fanatismo e l'adesione ai gruppi armati. I giovani musulmani che si sentono socialmente esclusi si rivolgono al web, dove incontrano i profeti dell'odio: servono luoghi di culto visibili e aperti a tutti i cittadini”.

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