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Italia in ritardo per le qualifiche di bulgari e romeni

Bruxelles apre una procedura di infrazione: "Professionisti costretti a procedure lente per il riconoscimento" Roma – 5 giugno 2008 – L’Italia limita la libertà di circolazione dei lavoratori romeni e bulgari, non riconoscendo automaticamente, come dovrebbe, i loro titoli professionali.

È l’accusa mossa dalla Commissione europea, che ha deciso di aprire una procedura di infrazione  deferendoci alla Corte di giustizia europea per mancata attuazione della normativa comunitaria. Il nostro Paese non avrebbe infatti ancora recepito in pieno la direttiva 2006/100/CE, che adegua alcune direttive sulla libera circolazione delle persone dopo l’adesione di Bulgaria e Romania

Tra le altre cose, quella direttiva aggiorna tutti gli elenchi delle qualifiche che godono di riconoscimento automatico, completandoli con le corrispondenti qualifiche bulgare e romene, ma in Italia, secondo la Commissione, "non sono ancora in vigore tutte le disposizioni necessarie". La deadline era fissata al 1° gennaio 2007 e a farci compagnia tra gli adempienti è rimasta solo la Polonia.

Intanto, i lavoratori neocomunitari subiscono le conseguenze di questo ritardo.

"In assenza di recepimento della direttiva, – denuncia la Commissione – i professionisti in possesso di una qualifica bulgara o romena rischiano di dover subire procedure burocratiche lente e non necessarie per poter esercitare il diritto a prestare la loro attività ovunque nell’Unione europea". Senza contare che "i potenziali utilizzatori dei servizi di questi professionisti potrebbero essere privati dell’opportunità di valersi delle loro competenze".

EP

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