Roma, 13 giu. – (Adnkronos) – "Esprimiamo stima al presidente
Fini per la sensibilita’ dimostrata sul tema dei migranti respinti
dalle pattuglie marinare italo-libiche, di cui pochi avvertono
l’importanza, e esprimiamo ammirazione per la fermezza con la quale ha
sottratto il Parlamento a un’inaudita umiliazione". Lo affermano in
una nota congiunta il presidente Maurizio Calo’ e il segretario Shukri
Said dell’Associazione Migrare.
"Ieri mattina -ricordano Calo’ e Said- la nostra Associazione ha
chiesto al Colonnello Gheddafi di dare notizie sul destino che hanno
avuto in Libia i migranti respinti dalle pattuglie marinare
italo-libiche. Dalla stampa di oggi apprendiamo che anche il
presidente Fini avrebbe posto quell’interrogativo se il Colonnello
Gheddafi avesse mantenuto ieri l’appuntamento solenne con numerose
autorita’ parlamentari italiane".
"Proprio l’ingiustificata diserzione di
quell’appuntamento da parte di Gheddafi – spiegano Calo’ e Said-
allarma chi ha cuore il trattamento dei migranti respinti: se questo
e’ il rispetto che il Colonnello riserva al Parlamento di un Paese
amico che sta visitando, quale potra’ essere il rispetto per gli
ultimi del mondo nel suo Paese? La preoccupazione per una vigile
sorveglianza dei campi libici non e’ attenuata dall’accenno al
trattamento delle donne nell’Islam pronunciata nell’harem allestito
all’Auditorio: non tutto l’Islam e’ uguale come dimostrano Turchia
Marocco o Egitto".
"Se egli auspica una rivoluzione dei costumi -ritengono Calo’ e
Said- cominci dal suo Paese permettendo innanzi tutto alle donne di
candidarsi e di essere elette anche alla guida dello Stato.
L’arretratezza -concludono Calo’ e Said- e’ frutto della cultura
maschilista e autoritaria di cui il Colonnello Gheddafi e’ capriccioso
esponente e l’Unione africana, di cui la Libia e’ uno spicchio,
dovrebbe meditare se al prossimo G8 sara’ opportuno farsi
rappresentare nel folklore di una tenda".