Regolamento approvato dal Consiglio dei Ministri. Oltre alla laurea, servirà un titolo di specializzazione in Italiano L2. Giannini: “Insegnamento fondamentale per l’integrazione”
Roma – 21 gennaio 2016 – L’Italiano L2, cioè come seconda lingua, entra finalmente a scuola dalla porta principale. Bambini e ragazzi stranieri avranno accanto docenti specializzati nell’aiutarli ad abbattere la prima barriera che li separa dai compagni italiani.
Sono oltre 800 mila i figli di immigrati che siedono tra i banchi. Per metà sono nati qui e in genere arrivano in classe che già masticano l’italiano, ma per quelli arrivati dopo, seguendo i genitori o raggiungendoli con un ricongiungimento familiare, la lingua è un ostacolo che può segnare negativamente tutta la carriera scolastica.
L’ultima riforma della scuola inserisce quindi tra gli “obiettivi formativi prioritari” anche “alfabetizzazione e perfezionamento dell’italiano come lingua seconda”. Prevede “corsi e laboratori per studenti di cittadinanza o di lingua non italiana” e un potenziamento del numero di docenti negli istituti più multietnici.
Stanotte il consiglio dei ministri ha aggiunto un tassello importante, approvando un regolamento che riorganizza le classi di concorso per gli insegnanti. Tra le novità, c’è la classe A23, “Lingua italiana per discenti di lingua straniera”, alla quale potrà accedere solo chi, oltre alla laurea, ha “titoli di specializzazione italiano L2 individuati con specifico decreto del Ministro dell’istruzione”.
“Abbiamo adeguato le classi di concorso alla realtà della scuola” ha spiegato stamattina il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. “Abbiamo un 10 per cento di alunni non italofoni e quindi nella condizione di dover imparare la lingua con insegnanti specializzati. L’insegnamento dell’italiano come seconda lingua è fondamentale e ha un valore integrativo vero e non teorico e retorico”.
Fino a oggi, nonostante abbiano frequentato corsi di laurea e master e conseguito certificazioni, gli insegnanti di italiano L2 sono stati come fantasmi. Possono entrare nelle scuole solo da esterni, per lo più attraverso progetti sperimentali avviati da realtà del terzo settore. Oppure rimangono fuori, perché magari per insegnare l’italiano agli alunni stranieri vengono impiegati docenti di lettere, che pure sono privi di una formazione specifica.
D’ora in poi la nuova classe di concorso permetterà invece alla scuola pubblica di assumere un docente di italiano L2 così come assume docenti di matematica o di filosofia. Qualcuno lo chiamerà “prof degli stranieri”, in realtà starà formando i nuovi italiani.
Elvio Pasca