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Ius Scholae e campagna elettorale: come stanno affrontando il tema la destra e la sinistra

Roma, 19 agosto 2022 – Per qualche incompressibile motivo, lo Ius Scholae fa paura alla destra, che lo legge come un modo per “regalare” la cittadinanza italiana. Come un tema da affiancare al dossier sull’immigrazione e la sicurezza. Ma lo scopo dello Ius Scholae non è affatto questo, anzi. Con la riforma sulla cittadinanza non si vuole fare altro che riconoscere lo status di tanti giovani nati o cresciuti qui che, di fatto, sono già italiani agli occhi di tutti, tranne che a quelli dello Stato. Parliamo di circa 800.000 ragazzi.

Ius Scholae e la posizione dei partiti

Se lo Ius Scholae dovesse mai essere approvato, i bambini stranieri, figli di immigrati, riuscirebbero a ottenere la cittadinanza italiana dopo aver frequentato almeno 5 anni di scuola, in modo continuativo, nel nostro Paese. E prima di aver compiuto i 12 anni di età. Oggi, invece, per vedersela riconoscere, è necessario palesare lo Ius Sanguinuis, oppure si può presentare domanda al compimento dei 18 anni, avendo vissuto in Italia per almeno 10 anni ininterrottamente e legalmente. E’ più semplice quindi che una qualsiasi persona di un altro Paese, magari mai stata in Italia, in grado di dimostrare di aver avuto un antenato italiano a partire dal 1861, che non ha mai rinunciato alla sua cittadinanza, venga riconosciuta come italiana. E questo è a dir poco surreale.

Ma a poco già di un mese, come si comportano i diversi partiti nei confronti dello Ius Scholae? Per il Partito Democratico è una questione di principio: “Chi studia in Italia è italiano. Ius scholae per i bambini che vanno a scuola con i nostri figli”, si legge infatti in uno dei cartelli elettorali dei dem. “Se mi chiedessero la cosa di cui mi sono vergognato di più come parlamentare è che avevamo promesso a centinaia di migliaia di ragazzi italianissimi dentro che lo sarebbero stati anche di passaporto”, ha poi commentato Enrico Letta.

“In questa legislatura le abbiamo provate tutte, ma l’ostruzionismo della destra e la fine anticipata della legislatura l’hanno reso impossibile”, ha invece sottolineato Matteo Mauri. “Lo Ius Scholae è normale. Dobbiamo tenere altissima la guardia sui flussi incontrollati e avere una immigrazione regolare che rispetti le norme e va aiutata a integrarsi. E’ a scuola che si forma il cittadino. E’ normale quindi che abbia la sua cittadinanza”, è inoltre il pensiero di Carlo Calenda, leader di Azione.

Le richieste del centrodestra

Se dal punto di vista della sinistra, quindi, lo Ius Scholae dovrebbe essere già stato approvato, per il centrodestra non si può dire lo stesso. Per Fratelli d’Italia, infatti, la cittadinanza italiana sarebbe da concedere al compimento dei 18 anni e solo ai ragazzi figli di immigrati che abbiano compiuto l’intero ciclo di studi nel nostro Paese. Quindi 8 o 10 anni. E questo perché la cittadinanza è una questione di identità nazionale. Per la Lega, poi, la cittadinanza ai giovani sarebbe quasi un rischio: “Un omaggio anche ai delinquenti“, aveva dichiarato Salvini in passato.

Rimane più in bilico invece Forza Italia che, sulla scia di Renata Polverini, non esclude totalmente l’ipotesi. La richiesta, però, sarebbe quella di concludere un ciclo di studi di 8 anni, ovvero la scuola dell’obbligo. Ora non ci resta che aspettare di vedere cosa deciderà il prossimo governo, sperando si ricordi di questi 800mila giovani in attesa.

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