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Ius scholae e gli assurdi emendamenti del centrodestra per sabotare la proposta

Roma, 4 aprile 2022 – Un voto alla maturità di almeno 90 su 100 per ottenere la cittadinanza italiana: Lega e Fratelli d’Italia hanno presentato 651 emendamenti, uno più discutibile dell’altro, per sabotare la proposta dello Ius Scholae. Si parla infatti di dover dimostrare di conoscere l’esistenza di sagre di paese, tradizioni popolari e tante altre nozioni di cui, probabilmente, la maggior parte degli italiani ignorano l’esistenza. Ma che, secondo il centrodestra, gli stranieri nati in Italia o i ragazzini che qua sono cresciuti dovrebbero sapere a menadito.

Ius Scholae, gli assurdi emendamenti di Fratelli d’Italia

Da anni si parla della necessità di una riforma della cittadinanza. L’ultima proposta arrivata in parlamento prende il nome di Ius Scholae. Consentirebbe ai minori figli di migranti di ottenere la cittadinanza dopo aver frequentato almeno cinque anni di scuola nel nostro Paese. Al centrodestra, tuttavia, l’idea non è affatto piaciuta. E ora sta tentando in tutti i modi di bloccare l’iter con una serie di emendamenti che, bisogna dirlo, sono piuttosto discutibili. Come, per esempio, il voto alla maturità di almeno 90/100. Un po’ come se la cittadinanza fosse un premio, e non un diritto.

“Per noi la linea è quella di una riforma della cittadinanza che deve partire da un presupposto: essere italiani è motivo di orgoglio e di consapevolezza. E non può prescindere dalla cultura e dal valore che caratterizza noi italiani”, ha dichiarato la deputata di Forza Italia Annagrazia Calabria. Proprio per questo il suo gruppo ha “avanzato delle proposte di modifica che mirano a eliminare qualunque automatismo per l’acquisizione della cittadinanza. Occorre dimostrare la frequenza regolare e la conclusione positiva di un intero ciclo di istruzione, di scuola elementare o media. Solo questo dimostrerebbe la necessaria adesione a un universo culturale e valoriale. Va valorizzato questo criterio qualitativo e non un requisito puramente quantitativo”. Automatismi come, per esempio, essere nati e cresciuti in questo Paese.

In Italia, quindi, c’è una parte della politica che ancora considera la cittadinanza un merito, un qualcosa da conquistare. Se così fosse, però, allora tante volte andrebbe tolta a quegli italiani che commettono gravi reati, o non “rispettano” il proprio Paese. Invece questo non può accadere: secondo l’articolo 22 della Costituzione e secondo la Convenzione sulla riduzione dell’apolidia, un italiano che non ha la possibilità di acquisire un’altra cittadinanza, non può vedersi revocare la propria.

Non è forse già abbastanza umiliante per quei 900 mila ragazzi, nati e cresciuti in Italia, dover combattere contro anni e anni di burocrazia per vedersi riconoscere un qualcosa che dovrebbe essere un diritto? A quanto pare per la destra no. E questi emendamenti ne sono la dimostrazione.

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