Roma, 9 settembre 2024 – Un nuovo studio della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) analizza la presenza di minori stranieri nelle scuole italiane e sottolinea l’importanza di una riforma come lo Ius Scholae per l’inclusione sociale. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione e del Merito e dell’Istat, infatti, su 315.906 bambini stranieri che frequentano la scuola primaria in Italia, “4 su 5 provengono da Paesi extra UE e circa il 70% è nato in Italia”. Con l’introduzione dello Ius Scholae, 48.000 di questi minori potrebbero acquisire la cittadinanza italiana nel 2024.
Ius Scholae, cosa dicono i dati
La Svimez sottolinea che la concentrazione di bambini stranieri è particolarmente alta nelle regioni del Nord Italia, in zone più attrattive per opportunità lavorative e migliori servizi per le famiglie. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto presentano le percentuali più alte, mentre in tutto il Sud Italia la presenza di bambini stranieri nella scuola primaria scende a una media di 5 su 100 alunni. Alcune eccezioni si trovano in alcune zone della Calabria e della provincia di Ragusa, in Sicilia. Lo Ius Scholeae prevederebbe il riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, purché abbiano completato un ciclo di studi. La Svimez stima che 48.000 bambini potrebbero beneficiare di questa riforma già nel 2024. Di questi, oltre il 25% risiede in Lombardia, il 12,8% in Emilia-Romagna e l’11,6% in Veneto. Tuttavia, nel Sud Italia, dove si trova il 35,3% degli alunni della scuola primaria, solo il 12,5% dei bambini acquisirebbe la cittadinanza.
Secondo Luca Bianchi, direttore generale della Svimez, poi, l’approvazione dello Ius Scholae rappresenterebbe un atto fondamentale di uguaglianza sociale nei confronti di bambini che, pur essendo nati e cresciuti in Italia, non godono dello status giuridico di cittadini. Bianchi, inoltre, sottolinea che la riforma non solo riconoscerebbe la loro appartenenza culturale e sociale, ma contribuirebbe anche alla costruzione di una società più inclusiva e coesa. “Investire nell’accoglienza significa investire nel futuro del Paese”, ha infatti dichiarato in conclusione Bianchi.
L’analisi della Svimez, quindi, evidenzia l’urgenza di una riforma come lo Ius Scholae, che potrebbe cambiare la vita di decine di migliaia di bambini, garantendo loro i diritti e le opportunità che spettano a chi si sente parte integrante della società italiana.
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