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Ius Scholae, la testimonianza di Alexia: “Vivo in Italia da 18 anni, e ancora non ho diritto alla cittadinanza”

Roma, 21 aprile 2022 – Alexia Uriarte è arrivata nella nostra Penisola all’età di 3 anni. Nata in Perù, a Lambayeque, parla e capisce lo spagnolo, ma se deve pensare a un Paese da chiamare casa non ha dubbi: è l’Italia. Oggi Alexia ha 20 anni, ha concluso la scuola, è alla ricerca di un lavoro. Nonostante questo, però, ancora non ha la cittadinanza italiana: “La cosa che fa più male è che io non posso votare né alle elezioni né ai referendum”. E’ l’ennesima testimonianza che lo Ius Scholae non può più aspettare.

Ius Scholae, la storia di Alexia Uriarte

Per esempio, non ha potuto esprimere la sua opinione rispetto a temi come l’eutanasia o la cannabis, questioni che toccano in particolare modo l’interesse dei giovani. “Io non ho potuto votare, è frustrante. Sono temi a cui mi sarebbe piaciuto dare un mio contributo. E, invece, no. L’Italia è il Paese in cui vivo, in cui ho intenzione di restare ma non posso votare, non posso dire la mia su ciò che potrebbe cambiare le sorti dell’Italia”, ha spiegato a Open. Ma non è “solamente” una questione di voto: Alexia è una ragazza italiana a tutti gli effetti, è cresciuta qui, e i suoi amici sono qui. L’unico a non riconoscere la sua nazionalità è il sistema italiano. La sua testimonianza è l’ennesima dimostrazione che una riforma della legge sulla cittadinanza sia letteralmente urgente. “Approvate lo Ius Scholae, anche vincolandolo alla residenza in Italia da almeno 10 anni”.

Non possedere la cittadinanza, infatti, priva la vita di numerose opportunità. “Voglio fare l’agente di commercio ma mi manca la documentazione. Per fortuna ho il permesso di soggiorno ma non il certificato dei carichi pendenti che deve essere fatto dal mio consolato, visto che non sono italiana e che non posso seguire la procedura standard”, ha sottolineato Alexia che, di fatto, vive in Italia da 18 anni. “Ora come ora oltre alla residenza in Italia per 10 anni, che io ovviamente ho, viene richiesta la situazione reddituale familiare degli ultimi tre anni. Mia madre non ha lavorato, mio padre è stato in disoccupazione per tanto tempo. Come faccio? Dovrei aspettare allora di maturare io i 3 anni di reddito per poi fare richiesta della cittadinanza. Ma questo significa che potrò avviare la procedura a 23/24 anni e che, con i tempi che ci sono oggi, forse la otterrò a 26 anni”. Paradossalmente, chi ha “un parente in Italia la ottiene più facilmente, come nel caso di un mio conoscente che l’ha avuta in pochissimo tempo perché aveva il nonno italiano.

“Gli italiani sono pronti allo Ius Schoale”

I cittadini vogliono lo Ius Scholae, gli italiani sono pronti. Ma alla fine sono i politici a decidere le nostre sorti, non rappresentandoci del tutto forse. Certi partiti tendono a discriminare, a non voler parlare di temi come i diritti civili e a volte si esprimono anche contro. Mi pare evidente che ci sia del razzismo da parte loro. Sui post che pubblicano sui social ci tengono a specificare quando un crimine viene commesso da un nigeriano o da un marocchino, l’importante è che sia straniero. Specificano sempre in senso negativo per lasciar intendere che lo straniero è un criminale. Se la vittima è straniera, invece, non ne parlano. Mi piacerebbe pensare, invece, che vivere in un Paese da stranieri possa diventare un arricchimento culturale. Non è che devo conoscere per forza i santi o la religione per essere italiana al 100 per cento“. Il riferimento è, chiaramente, al centrodestra che, tra le altre cose, nelle scorse settimane ha fatto di tutto per bloccare la proposta dello Ius Scholae.

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