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Kyenge: “Abolire il reato di ingresso clandestino”

Il ministro: "Il trattenimento delle persone da espellere nei Cie dovrebbe rappresentare solo l'estrema ratio e comunque 18 mesi sono un periodo eccessivamente lungo"

Roma, 28 giugno 2013 – "Il reato di ingresso clandestino e di soggiorno illegale dovrebbe essere abolito in sede di revisione del Testo Unico sull'immigrazione da parte dei ministeri dell'Interno e della Giustizia e dal Parlamento".

E' quanto chiede il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge, intervenendo a Roma, a palazzo Giustiniani, alla presentazione del Rapporto su 'La criminalizzazione dell'immigrazione irregolare'.

Per il ministro, inoltre "il trattenimento delle persone da espellere nei Cie dovrebbe rappresentare solo l'estrema ratio e comunque 18 mesi sono un periodo eccessivamente lungo". Kyenge chiede di "recepire in materia le normative europee". Piu' in generale, il ministro dell'Integrazione esorta il mondo politico ad "affrontare il tema con animo libero da ideologismi e paure: e' indispensabile una visione prospettica che individui le priorita' e indichi gli indirizzi su cui agire. La priorita', per me – afferma – e' l'integrazione intesa anche come sviluppo e ringiovanimento demografico dell'Italia".

Kyenge dice "no alla tendenza a criminalizzare il fenomeno dell'immigrazione ed a usare i provvedimenti relativi come strumento di propaganda politica. Un cambio di visione -osserva- si e' registrato soltanto con il precedente governo Monti e con questo in carica. Il parlamento valuti la modifica alla normativa sull'immigrazione, secondo criteri inclusivi". Il ministro dell'Integrazione sottolinea che "si tratta di diritti fondamentali che vengono spesso violati anche in modo drammatico, pur se sono sanciti sia dalla Costituzione italiana che dalla Carta fondamentale Ue. La questione immigrazione rappresenta un nodo di estremo rilievo, un fenomeno che non puo' essere governato fra individualismi ed egoismi politici".

L'esponente del governo accusa il fatto che "l'emergenza immigrazione viene sempre gestita come se si trattasse di una catastrofe naturale. Al contrario, serve un'opera di prevenzione, mettendo a sistema cio' che ogni anno definiamo invece come emergenza, con 'pacchetti sicurezza' usati come strumento di propaganda ma poi smantellati. L'immigrazione -conclude il ministro- deve essere vista in un'ottica europea".

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