Monsignor Miglio contro i respingimenti: “Rispettare vita umana e diritti fondamentali” Città del Vaticano – 20 maggio 2009 – Dai vescovi italiani arriva una nuova condanna dei respingimenti e delle altre pratiche che negano id iritti fondamentali degli immigrati.
La decisione delle "nostre autorità di riportare sulle sponde africane coloro che cercavano di raggiungere il nostro Paese" corrisponde a farli tornare indietro "su strade di fame e di morte che gia’ conoscevano: non tutti erano bisognosi di asilo, non tutti santi, ma poveri lo sono di certo" scrive in un intervento pubblicato sul bollettino del Sir, l’agenzia stampa dei vescovi, mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, presidente del Comitato scientifico delle Settimane Sociali e vescovo di Ivrea.
Miglio fa un parallelo fra gli episodi di questi giorni e quanto avvenuto a suo tempo nei rapporti con i flussi migratori dall’Albania. Gli albanesi di allora erano "naufraghi sepolti in mare", scrive il vescovo, così come "naufraghi del mare e della vita" sono "questi ultimi, con i loro stracci e i loro occhi che ci interrogano sulla nostra ‘crisi’ e specialmente sulle nostre pubblicità tese a farci consumare di più e di tutto".
"A questa cronaca triste e umiliante si sono aggiunte le proposte – poi declassate a ‘battute’ – di un inedito apartheid da sperimentare a Milano" aggiunge il prelato, riferendosi all’ide del leghista Salvini di riservare ai milanesi doc alcuni vagoni della metro.
Quindi mons. Miglio osserva: "Sono questi gli ultimi episodi, in ordine di tempo, che ci devono rendere piu’ attenti non solo alla casistica e alle soluzioni adottate ma alla cultura sottostante, per capire qual e’ il criterio fondamentale cui fare riferimento nel giudicare questi e altri casi analoghi". Cosi’, spiega il vescovo, al di là dei singoli fatti di cronaca e delle opposte ideologie che intervengono nel dibattito pubblico, bisogna dare una valutazione etica di quanto sta avvenendo.
"La vera bussola per orientarsi – scrive – resta quella offerta dall’intangibile dignità e valore della persona, di ogni vita umana e dei suoi diritti fondamentali, che non sono concessione di nessuna autorita’ o legge umana ma sono scritti nel suo stesso essere di uomo e di donna, ogni persona nella sua concretezza storica". "Questo vale – aggiunge – per terra e per mare, sul lavoro e sulle strade, nei primi istanti dell’esistenza e negli ultimi; vita umana preziosa non in base a graduatorie stabilite da criteri per lo piu’ riconducibili all’avere e al produrre, ma per il suo stesso esistere".
Secondo il vescovo, bisogna tener presenti criteri come "la legalità, l’affrancamento dalle mafie dei trafficanti di clandestini, la verifica dei motivi per le richieste di asilo, ecc., ma non a scapito dell’intangibile valore della vita e della persona". Al contrario non bisogna farsi condizionare da culture xenofobe, “La Chiesa -conclude – e’ per sua natura multi etnica, e la solidarietà cui e’ chiamata comprende sia il pane quotidiano sia il pane dell’accoglienza e dell’apertura di cuore verso ogni persona".