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La Lega Nord: “Rimandare i profughi in Libia”

Una mozione del capogruppo alla Camera Reguzzoni chiede la governo di definire le condizioni di rimpatrio dei 28 mila arrivati in Italia durante il conflitto. “Monti ne parli subito con le autorità di Tripoli, non possono pesare ancora sui bilanci regionali”

Roma – 16 gennaio 2012 – L’anno scorso, mentre la Libia era sconvolta dalla guerra civile, migliaia di persone sono partite dalle sue coste per cercare la salvezza in Italia. Molti erano immigrati subsahariani che lavoravano nel Paese di Gheddafi, diventati bersaglio di un’indiscriminata caccia allo straniero, spesso perché scambiati per mercenari.

La Lega Nord è probabilmente convinta che oggi la Libia sia un Paese sicuro, tanto che chiede al governo di rimandarli indietro, riprendendo una prassi che era in voga quando a Tripoli governava ancora il Colonnello.  È quanto si legge in una mozione presentata dal capogruppo leghista alla Camera Marco Reguzzoni arrivata oggi in Aula a Montecitorio.

Reguzzoni ripercorre le fasi dell’emergenza sbarchi, assicurando che a suo tempo “l’azione del Governo è stata tempestiva” e chissà quanto conta in questa valutazione il fatto che allora al governo c’era anche la Lega. Acqua passata, ora il problema è che fare dei “28.000 immigrati giunti dalla Libia nel corso del 2011” che sono stati distribuiti tra le varie regioni secondo il piano di accoglienza gestito dalla protezione civile.

“Molti di questi sono fuggiti – spiega il leghista  – perché hanno perso il lavoro e non avranno probabilmente diritto all’asilo, ma sono comunque assistiti dalle regioni e dai comuni. Rischia, pertanto, di crearsi un «limbo» giuridico, nel quale non è chiaro né quale sia il loro titolo di soggiorno, né quale debba essere l’obiettivo della loro permanenza nelle strutture messe a disposizione, né come e quando possano trovare una sistemazione definitiva con il rimpatrio o l’asilo. Si pone, inoltre, un notevole e ricorrente problema di rifinanziamento del fondo destinato a coprire le spese di sostentamento, che non devono in alcun modo ricadere sui già sofferenti bilanci regionali”.

Che fare? Reguzzoni si appella al Trattato di amicizia italo-libico firmato da Berlusconi e Gheddafi nel 2008, quello che diede il via ai tanto discussi respingimenti in mare. Sospeso durante la guerra, “risulta essere stato ripristinato nei suoi effetti il 15 dicembre 2011, a seguito della decisione in tal senso assunta nel corso di un incontro a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti e il Presidente libico Mustafà Abdul Jalil”.

“Sebbene i trattati bilaterali siano stati ripristinati e possa ora riprendere l’azione di contrasto all’immigrazione dalla Libia, nulla sembra si stia facendo in tal senso” lamenta il leghista. Di qui la richiesta al governo di “risolvere, nel più breve tempo possibile, la questione delle migliaia di cittadini extracomunitari giunti in Italia durante il recente conflitto in Libia e temporaneamente presi in carico dalle diverse regioni italiane, definendone le condizioni per il rimpatrio con la controparte libica, a partire dal prossimo viaggio a Tripoli del 21 gennaio 2012 del Presidente del Consiglio dei ministri”.

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