Progetto di legge: referendum per la costruzione, albo degli imam, prediche in italiano. I commenti
Roma – 23 agosto 2008 – La Lega vuole regole più dure per le moschee italiane e all’inizio dell’attività parlamentare presenterà una proposta di legge.
Il testo, anticipato ieri dal capogruppo alla Camera Roberto Cota, affida alle Regioni il compito di autorizzare la costruzione delle moscheee, ma i cittadini dell’area interessata verranno chiamati a un referendum consultivo. Gli edifici avranno dimensioni proporzionate al numero di fedeli, niente minareti con altoparlanti, dovranno sorgere ad almeno a un chilometro dalle chiese e al loro interno non ci potranno essere mercati o scuole.
Secondo la proposta leghista, i promotori della costruzione di una moschea dovranno inoltre dotarsi di uno statuto che riconosce la laicità dello Stato e rifiuta espressamente la poligamia. Sono inoltre previsti la creazione di un albo degli imam, che dovrebbero predicare in italiano, l’assenza di contributi statali e trasparenza nei finanziamenti.
”Oggi, manca una legge quadro e succede che talvolta gli amministratori locali non sanno come affrontare un fenomeno complesso come quello dell’insediamento delle moschee” dice Cota. In particolare, precisa l’esponente leghista, "c’è la necessità di verificare che nelle moschee si faccia attività religiosa e non altro, alla luce degli ultimi fatti di cronaca. Per tutta una serie di motivi, insomma, c’è l’esigenza di una regolamentazione chiara”.
I commenti
“Aspettiamo di vedere la proposta per giudicarla, ma voglio ricordare che la Costituzione garantisce la liberta’ di culto a tutti i cittadini e quelli musulmani non sono di serie B. Trattarli come tali sarebbe anche violare i diritti umani” commenta Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale che gestisce la grande Moschea di Roma, che indica piuttosto come via da seguire quella di un’intesa ta lo Stato e la comunità musulmana.
Il portavoce dell’ Unione delle Comunita’ islamiche in Italia, Elzir Ezzedin, sottolinea che l’Ucooi ostiene l’obbligatorieta’ dei fedeli islamici che vivono in Italia a sottostare alla Costituzione e alle leggi italiane. Ma chiede anche che "queste non siano non rese piu’ severe solo perche’ lo chiede qualche politico che di Islam e di moschee ne sa ben poco".
Secondo Ezzedine, che e’ Imam della moschea di piazza dei Ciompi a Firenze, "certamente lo Stato italiano ha il dovere di vigilare sul rispetto delle leggi", che però "debbono essere giuste e non strumentalizzate", e l’italiano obbligatorio all’interno delle moschee sarebbe ad esempio un’ assurdità, "perchè l’uso dell’arabo non viola alcuna legge, nè tantomeno la Costituzione".
“Concordiamo su tutta linea della proposta leghista tranne per il referendum, troppo costoso. Meglio limitarsi a consultare i comitati di quartiere", dice invece Souad Sbai (Pdl). “Due anni da presentammo una proposta simile con Danile aSantanchè e ci ridicolizzarono. Ma se non si crea un albo degli imam, se non si pmette fine alla poligamia si crea una confusione incredibile”.
“È giusto pregare, ma con ordine. – sostiene Sbai- Non vogliamo i tappeti per strada. E non vogliamo gli imam radicali: le conseguenze sarebbero irrecuperabili”.
EP