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La Libia al Vaticano: “Da noi clandestini, non rifugiati”

Nota del governo di Gheddafi. Marchetto aveva denunciato i rischi dei respingimenti

Roma – 14 aprile 2010 – ”In Libia non ci sono rifugiati ma immigrati clandestini e illegali, tenuti in centri di accoglienza per un periodo determinato, in attesa che gli accordi con i loro Paesi di provenienza li rimpatrino”.

È  quanto si legge in una nota diffusa ieri dal Comitato Generale del Popolo per le Relazioni Internazionali e la Cooperazione, il ministero degli esteri libico. Poche righe con le quali il governo di Gheddafi ”prende atto delle recenti dichiarazioni di un alto funzionario del Pontificio Consiglio che ha criticato gli accordi tra la Grande Jamahiriya e l’Italia in materia di immigrazione clandestina e la politica libica in tal senso”.

Il riferimento è alle parole pronunciate qualche giorno fa dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti.

Il responsabile dell’immigrazione in Vaticano aveva parlato dell’accordo tra Italia e Libia, e dei rischi corsi dai migranti respinti verso il Paese nordafricano. In particolare, Marchetto aveva invitato a “valutare la possibilita’ che vi fossero fra di loro rifugiati o persone in qualche modo vulnerabili”, visto che ”in Libia esistono centri di detenzione e di rimpatrio dove le condizioni variano da accettabili a disumane e degradanti”, dove ”e’ arduo monitorare il rispetto dei diritti umani”.

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