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La Libia: “L’Ue paghi o non fermeremo i clandestini”

Le autorità di Tripoli di nuovo in pressing. “Senza soldi, non ci saranno controlli alle frontiere”

Roma – 13 dicembre 2010 – Senza aiuti economici, la Libia non fermerà gli africani che cercano di arrivare nell’Ue.  Si fanno insistenti e assomigliano sempre più a un ricatto le richieste di Tripoli a Bruxelles.

Oggi Abdalfatah Yunes Elabedi, ministro dell’Interno libico, ha ribadito che “se non ci sono soldi, non ci sarà sicurezza e non ci saranno guardie” a controllare i confini. “O loro – ha aggiunto riferendosi all’Ue   – fanno quello che devono fare, e nel caso noi saremmo loro grati, oppure si prenderanno la responsabilità delle loro decisioni".

Elabedi ha parlato a margine di un incontro tra ministri dell’Interno del nord Africa e dell’Europa del Sud a Tripoli, ribadendo una linea propugnata da tempo dal presidente libico Muammar Gheddafi.

Il colonnello , in visita a Roma lo scorso agosto, ha quantificato la richiesta all’Ue in 5 miliardi di euro, confermandola a fine novembre dal palco della terza Conferenza tra Unione Africana e Ue a Tripoli. “Altrimenti, un intero continente si riverserà in Europa” ha minacciato il colonnello.

Ma i soldi messi sul piatto dall’Ue, finora, sono molti di meno. La Commissione ha stanziato infatti per il triennio 2011-2013 50 milioni di euro, che tra l’altro non saranno gestiti liberamente dai libici, ma pagati direttamente dalla commissione a fronte di progetti anti clandestini che verranno presentati.

Diverso il discorso per l’Italia, che nel “Trattato di amicizia” si è già impegnata a pagare 5 miliardi di dollari  alla Libia, anche in cambio della sua collaborazione contro l’immigrazione clandestina. Una collaborazione concretizzatasi nei respingimenti in mare e nel trattenimento di clandestini e richiedenti asilo nelle prigioni libiche, contro i quali hanno più volte puntato il dito le organizzazioni umanitarie.

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