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La manovra leghista: tassa sulle rimesse e 3 mila euro per la partita IVA degli extraue

I due emendamenti anti-immigrati depositati in Senato. Una proposta sembra inutile, l’altra è  già stata (più volte) bocciata

 

Roma – 31 agosto 2011 – La Lega Nord non molla e prova ancora a mettere le mani in tasca agli immigrati con due emendamenti alla manovra economica in discussione al Senato.

Il primo, largamente annunciato, vorrebbe tassare maggiormente le rimesse. Il testo presentato dai senatori Vaccari e Garavaglia prevede l’introduzione di “un’imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all’estero attraverso gli istituti bancari, le agenzie di “money transfer” ed altri agenti in attività finanziaria”. L’imposta equivarrebbe al “2% per cento dell’importo trasferito con ogni singola operazione, con un minimo di prelievo pari a 3 euro”.

C’è però un’ampia eccezione: “Sono esentati i trasferimenti effettuati da soggetti muniti di matricola INPS e codice fiscale”. La nuova tassa non riguarderebbe quindi i lavoratori regolari, che sono necessariamente iscritti all’istituto nazionale di previdenza sociale e riescono a mettersi in tasca il codice fiscale anche prima del permesso di soggiorno.

Pare insomma che l’emendamento voglia tassare solo le rimesse dei clandestini, magari in considerazione del fatto che i risparmi degli immigrati regolari sono già tassati come tutti i redditi da lavoro. Vaccari e Garavaglia, però, arrivano tardi e difficilmente con la loro proposta riempiranno le casse dello Stato.

Ai due senatori deve infatti essere sfuggito che da oltre due anni i clandestini non possono più spedire soldi a casa e proprio “per colpa” di un leghista. La legge sulla sicurezza del 2009, fiore all’occhiello del ministro Roberto Maroni, obbliga infatti gli operatori di money transfer a chiedere ai clienti il permesso di soggiorno.

Tra gli emendamenti del Carroccio c’è né poi uno che obbligherebbe gli immigrati che si mettono in proprio a dare più garanzie rispetto a quelle richieste agli italiani.

In particolare, ”all’atto dell’apertura della partita Iva, da parte di una societa’ o cittadino extra Ue, al fine di garantire gli eventuali versamenti di imposte e contributi dovuti nell’esercizio dell’attivita’, deve essere depositata una garanzia fidejussoria bancaria o assicurativa a favore dell’Agenzia delle Entrate, per un importo non inferiore a 3 mila euro”. La garanzia, ”sara’ restituita all’atto della cessazione dell’attivita’ e una volta eseguiti tutti i versamenti fiscali e contributivi dovuti dalla societa’ o dalla persona fisica straniera”.

Questo della fideiussione per la partita iva è un evergreen della Lega Nord, che ha già presentato altre volte proposte come questa in Parlamento. Finora le è sempre andata male, chissà stavolta come finirà.

Elvio Pasca

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