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La storia di Amira, da Rimini a Lampedusa in cerca del fratello

Tunisina, da sei anni in Italia, riesce a trovare il fratello nel centro di accoglienza di Lampedusa

Lampedusa, 19 settembre 2011 – Lacrime di rabbia e frustrazione davanti ai cancelli del Centro di accoglienza di Lampedusa: Amira Khammassi, 28 anni, tunisina, da sei in Italia “con tutti i documenti in regola”, sfida il sole impietoso dell’isola nel tentativo di entrare nel Centro e parlare con il fratello Tara, sbarcato quattro giorni fa dalle coste del nord Africa e da allora trattenuto nella struttura.

“Non mi fanno entrare, sto cercando mio fratello e mi hanno detto che e’ qui ma non mi lasciano parlare con lui”, dice tra i singhiozzi. E a peggiare la situazione contribuiscono di certo le urla di alcuni isolati abitanti di Lampedusa che la invitano a “tornare a casa ora che Ben Ali’ non c’e’ piu’ invece di rimanere in Italia”.
Ma Amira, in realta’, e’ nel nostro paese da tempo: arrivo’ nel 2005 ed ha regolarizzato la sua posizione oltre ad aver trovato un impiego stabile presso una cooperativa di Rimini.

Nella struttura si e’ recato in visita il ministro della Difesa Ignazio La Russa giunto a Lampedusa per portare il ringrazimento del governo ai militari impegnati nell’emerganza immigrazione. Anche Amira vorrebbe entrare insieme alla delegazione di governo invece viene invitata a sostare al di fuori del centro, insieme ai giornalisti. “Sono in Italia regolarmente, non capisco perche’ non posso incontrarlo portarlo via da qui”, aggiunge la donna. Alla fine le sue insistenze vengono premiate: uno dei responsabili della struttura si avvicina e le assicura che potra’ incontrare il fratello in una saletta del centro di accoglienza.

Ora bisognera’ esaminare le norme, le leggi e le procedure ma per Amira si potrebbe aprire una prospettiva di ricongiungimento famigliare e, forse, un futuro un po’ piu’ ‘regolare’ per il fratello sbarcato da un gommone in una notte di fine estate a Lampedusa.

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