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L’allarme: “I clandestini non si curano, hanno paura”

La Società italiana di medicina delle migrazioni denuncia le conseguenze, a livello sanitario, del pacchetto sicurezza

Roma – 16 giugno 2008 – “Il pacchetto sicurezza è causa di malattia per gli immigrati e la collettività”. È questo ciò che denuncia e teme la Società italiana di medicina delle migrazioni (S.I.M.M.), preoccupata del fatto che il nuovo regolamento, “pur non contenendo condizioni ostative all’accesso ai servizi sanitari, per come è stato previsto, percepito e presentato, è di per sé ‘patogeno’”.

Secondo i medici della società – che dal 1990 si occupa dei temi legati alla cura e alla salute degli immigrati presenti in Italia – “il clima di enfasi della ‘sicurezza’ e criminalizzazione degli immigrati sta producendo danni per la salute degli stranieri”, restii a curarsi per paura.

“Tutte le strutture in Italia che si occupano di assistenza sanitaria ai migranti irregolari – mette in guardia la S.I.M.M. – denunciano una riduzione preoccupante degli accessi e non perché siano diminuiti tali stranieri ma per il clima di sospetto e paura creatosi con ripercussioni gravissime anche sulla collettività: pensiamo alle badanti che non vengono a farsi curare o immigrati che vanno a lavorare in condizioni precarie di salute, o che vivono in condizioni di promiscuità con altri immigrati in regola o con italiani in condizione di fragilità sociale”.

Tale tangibile insicurezza della popolazione migrante in Italia è testimoniata anche dal fatto che proprio negli ultimi giorni alla S.I.M.M. sono giunti diversi quesiti sulle “nuove norme sulla sicurezza e sui diritti sanitari” e segnalazioni “circa la difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria da parte degli irregolari e dei clandestini”.

In realtà, non esiste un motivo concreto di timore da parte degli immigrati. Le nuove norme in fatto di sicurezza non toccano la normativa già esistente nell’ambito della sanità che continua a tutelare la salute e la privacy di tutti gli stranieri, con o senza permesso di soggiorno. A questo proposito, dalla S.I.M.M. ribadiscono che “l’Italia nei riguardi della popolazione immigrata ha una normativa sanitaria particolarmente illuminata, coerente con il mandato costituzionale (art. 32) e con un sistema in materia di tipo universalistico ed equo (almeno sulla carta ma spesso anche nella prassi)”.

Cure per tutti, regolari e non
“Dal 1998, con il Testo Unico sull’immigrazione (D.L.ivo 286/98) – fanno notare – si è stabilita la possibilità di accesso ai servizi sanitari in un’ottica estremamente inclusiva: quasi la totalità (94%) degli stranieri con regolare permesso di soggiorno ha il diritto/dovere di iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale (a parità di condizioni con i cittadini italiani) ed una parte ne ha facoltà attraverso una iscrizione volontaria (4%). Coloro che ne sono esclusi (turisti, uomini d’affari con soggiorni brevi) devono avere una assicurazione sanitaria privata, avendo comunque sempre garantiti gli interventi d’urgenza”.

Gli immigrati irregolari e clandestini hanno il diritto a essere assistiti non solo per l’urgenza ma anche per le cure essenziali, quelle cioè non gravi nell’immediato ma che se trascurate possono portare a situazioni critiche direttamente ed indirettamente. Sono garantiti anche gli interventi di prevenzione e di continuità assistenziale (in particolare per donne, bambini e in caso di malattie infettive). Per tutte queste prestazioni mediche è sufficiente munirsi del codice STP (Straniero Temporaneamente Presente), rilasciato da Asl e ospedali.

Considerato il recente clima di timore diffusosi tra gli immigrati è il caso di ricordare che “l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano” (comma 5, art. 35 D.L.ivo 286/98).

“Quest’ultima norma, tuttora pienamente in vigore, – osservano dalla S.I.M.M. – è presente nell’ordinamento italiano già dal 1995, attraverso un decreto legge (D.L. 489/95, art.13 più volte reiterato) voluto ed approvato dal centro destra anche con i voti della Lega. E questo perchè la “logica” della norma non è solo quella di “aiutare/curare l’immigrato irregolare”, ma in particolare di tutelare la collettività".

"Prevedere la denuncia contestuale alla prestazione sanitaria – mettono in guardia i medici – creerebbe una barriera insormontabile per l’accesso e spingerebbe ad una “clandestinità sanitaria” pericolosa per l’individuo, ma anche per la popolazione laddove possano esserci malattie trasmissibili. È assolutamente intuitivo come il batterio, il virus o il parassita non faccia distinzione di etnia, status giuridico o colore della pelle”.

Antonia Ilinova

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