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L’amaro addio a Mongi Ajlani, finalmente italiano il giorno della sua morte

Lavoratore e sindacalista di origine tunisina, attendeva da tempo la citttadinanza. La malattia è stata più veloce della burocrazia

Lecco – 19 marzo 2015 –  Sa di beffa l’ultimo saluto a Mongi Ben Naoui Ajlani da parte della sua nuova patria.

Nato 49 anni fa in Tunisia, Ajlani  ha vissuto e lavorato per tredici anni in Italia, sui cantieri del raddoppio ferroviario a Lecco e in un’azienda che si occupava di rifiuti. Sindacalista, è stato funzionario  della Fillea Cgil, prima a Como e Monza e poi a Lecco, seguiva in particolare i lavoratori immigrati.

Lo ha ucciso una lunga malattia. Mentre però si spegneva all’ospedale Manzoni di Lecco, ha ricevuto la lettera che gli comunicava che, dopo aver aspettato tanto, era diventato italiano. Così se n’è andato senza sapere che la sua domanda di cittadinanza era stata finalmente accolta.

“La burocrazia  è stata cinica e spietata, anche se inconsapevolmente. Non potrà saperlo, ma è morto da cittadino italiano oltre che tunisino, come avrebbe desiderato” ha commentato sul  portale Leccoonline Corrado Valsecchi, suo amico ed ex datore di lavoro.

“Ero andato a trovarlo nelle scorse settimane – ha raccontato Valsecchi – e mi aveva detto, ‘possibile che debba morire senza aver avuto la cittadinanza italiana dopo tutti questi anni e tante sollecitazioni?’. Ha lavorato in Italia per 13 anni, ha pagato le tasse, voleva questa cittadinanza che già da tempo avrebbe dovuto veder riconosciuta”.

Giuseppe Cantatore, funzionario Fillea Cgil, ricorda il suo impegno sindacale, “in grado di unire i lavoratori italiani con quelli stranieri che in genere tendono a fare gruppo tra di loro”. E il suo rammarico:  “Quando suo figlio è nato qui ci parlava dell’aspetto della cittadinanza, del suo bambino che era nato in Italia ma sarebbe cresciuto da straniero. Lui si sentiva a tutti gli effetti italiano”.
 

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