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Laura Halilovic, dal campo nomadi alla regia

Il primo film che dirige – "Io, la mia famiglia rom e Woody Allen" – racconta il suo mondo, tra pregiudizi e tradizioni

Roma – 21 luglio 2009 – “Dear Woody Allen, Caro Woody”: il timido inizio di una lettera mai spedita in cui Laura Halilovic si rivolgeva al suo regista preferito, colui che le ha fatto capire – sin da quando era piccola – cosa voleva fare nella vita. Lei, la bambina rom cresciuta in un campo nomadi alle porte di Torino, che ha dovuto fare i conti con i soliti pregiudizi a scuola, oggi ha coronato un sogno. Ha intrapreso la carriera di regista a soli diciannove anni con il documentario “Io, la mia famiglia rom e Woody Allen”.

La pellicola, che andrà in onda su Rai Tre (il 30 luglio alle 23,40), racconta la storia di Laura e i suoi. Una famiglia arrivata da Banjaluka, dove è nata la madre della ragazza, ed emigrata ai tempi della guerra nell’ex Jugoslavia. La cinepresa percorre i luoghi in cui Laura ha vissuto: mostra il campo nomadi di via Germagnano alla periferia di Torino, vicino alla discarica e al canile municipale; e poi si trasferisce alle case popolari di Falchera, nell´alloggio di cento metri quadrati, cinque stanze, dove la famiglia Halilovic – composta da nove persone – vive oggi. Neanche qui Laura ha un suo spazio, ma ormai ci è abituata. 

Dietro la cinepresa la piccola regista racconta relazioni e contrasti, storie di zii, cugini e amici; parla della sua vita fra tradizioni familiari e giudizi altrui. Una tradizione racchiusa in poche parole da sua nonna: “Viviamo così da sempre. In un posto metti l´acqua in pentola, in un altro inizia a bollire, in un terzo mangi. E aspetti che la polizia venga a cacciarti via”. Mentre i giudizi, quelli li conoscono tutti. “Mi sono accorta presto – dice Laura – che gli altri mi vedono diversa solo perché sono una zingara. E il primo giorno di scuola me ne sono resa conto quando tutti mi guardavano strano. Io ero entusiasta e volevo conoscere i compagni di classe, quando sotto voce sentii i loro commenti: ‘ci mancava solo la zingara’”. Nel film, Laura combatterà sia i pregiudizi che le tradizioni di una cultura difficile da accettare.

Il documentario, per gran parte autobiografico, svela una realtà sconosciuta ai più, di cui si sa molto poco, forse solo quel che si vuol sapere. Ma la bambina rom del film, quella che rimaneva incantata dalla tv davanti ai buffi occhiali di Woody Allen, ha avuto la sua rivincita: ha diretto la sua opera prima, sceneggiata insieme a Nicola Rondolino e a Davide Tosco e distribuita da Zenit. Ora Laura Halilovic lavora come assistente alla regia sul set di una fiction. “Sogno di fare questo lavoro da quando avevo nove anni – racconta -. Non ho avuto la possibilità di studiare oltre la terza media e quello che so sul cinema l´ho imparato direttamente facendolo, osservando e guardando molti film". E adesso la neoregista pensa già a un nuovo progetto. Si chiamerà "Profumo di pesche" e racconterà la storia di un amore quasi platonico tra un gagé e una gitana.

Antonia Ilinova

http://www.youtube.com/watch?v=K7qe1egTkfs

http://www.youtube.com/watch?v=VvDb4S23Wgw

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