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Lavoratori croati in Italia, niente più restrizioni per le assunzioni

Il governo non ha prorogato la moratoria per l’accesso al mercato del lavoro. Potranno essere assunti liberamente, come tutti gli altri cittadini dell'Ue 

 
 
Roma – 3 luglio 2015 – I lavoratori croati in Italia sono finalmente uguali a tutti gli altri lavoratori italiani e comunitari. Finiscono le restrizioni che per due anni li hanno relegati “in serie B”. 
 
La Croazia è l’ultimo stato entrato a far parte dell’Unione Europea. Il 1 luglio 2013, però, mentre si festeggiava l’allargamento, molti stati Ue, Italia compresa, avevano già deciso di applicare una moratoria (prevista dai trattati europei) per l’accesso al mercato del lavoro.
 
In particolare, da noi fu liberalizzato l’accesso solo ad alcuni settori, per altri furono previsti tetti massimi di assunzioni da stabilire con decreti flussi ad hoc. Quei decreti, però, non sono mai stati emanati. La conseguenza? I lavoratori croati entravano lo stesso in Italia, grazie alla libertà di circolazione, ma potevano essere impiegati solo “in nero”.
 
La moratoria durava due anni, ma era estensibile. La Commissione Europea ha però comunicato ufficialmente che da 1 luglio 2015 Italia, Belgio, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo e Spagna hanno deciso di eliminare le restrizioni. 
 
Le assunzioni di croati rimangono contingentate solo in Austria, Malta, Paesi Bassi, Slovenia e Gran Bretagna. Nei rimanenti Stati dell’Ue invece erano già libere da due anni. 
 
I cittadini croati residenti in Italia sono relativamente pochi: circa 20 mila, concentrati soprattutto in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Le restrizioni hanno colpito però soprattutto i cosiddetti frontalieri, che risiedono ancora in Croazia, ma vanno a lavorare ogni giorno nel Nord Est e ai quali era impossibile fare un contratto di lavoro regolare.
 
La liberalizzazione era stata chiesta con forza anche dal Consiglio Sindacale Interregionale (Csir) Friuli Venezia Giulia/Veneto/Croazia Sudoccidentale, che riunisce  Cgil, Cisl, Uil e il sindacato croato Sssh.  
 
"Ora che i croati hanno in Italia le stesse opportunità di accesso al mercato del lavoro degli altri cittadini dell'Unione – commenta il presidente del Csir Michele Berti – viene meno un consistente alibi al mantenimento delle posizioni di lavoro sommerso che riguardano i frontalieri residenti in Croazia e da decenni impiegati irregolarmente nel mercato del lavoro del Friuli Venezia Giulia e del Veneto".
 
Stranieriinitalia.it
 

 
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