Procedure semplificate e un nuovo permesso di soggiorno ICT per dirigenti, lavoratori specializzati e tirocinanti che vengono trasferiti in Italia. Decreto legislativo in Gazzetta Ufficiale
Roma – 11 gennaio 2017 – Cambiano le regole per i lavoratori stranieri delle multinazionali, per i quali ora è più facile venire in Italia e anche spostarsi nel resto d’Europa, senza tetti numerici fissati dal governo e grazie a un nuovo tipo di permesso di soggiorno.
È stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale ed è entrato oggi in vigore il “Decreto legislativo 29 dicembre 2016, n. 253 Attuazione della direttiva 2014/66/UE sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei dirigenti, lavoratori specializzati, lavoratori in formazione di Paesi terzi nell’ambito di trasferimenti intra-societari”. “Tra gli obiettivi del provvedimento – si spiegava il governo dopo l’approvazione – vi è l’introduzione di definizioni comuni e condizioni di ammissione trasparenti e semplificate per queste categorie”.
Le aziende potranno far arrivare qui il lavoratore appena ce n’è bisogno, indipendentemente dalle quote e dai tempi dei decreti flussi, presentando una domanda online di nulla osta allo sportello unico per l’Immigrazione, che dovrà rispondere entro 45 giorni. Una procedura semplificata, e quindi presumibilmente più veloce, è prevista per le imprese che stipulano protocolli d’intesa col ministero dell’interno.
Una volta qui, i lavoratori avranno uno speciale permesso di soggiorno ICT (Intra-corporate transfer), della durata pari a quella del trasferimento richiesto: massimo tre anni per manager e lavoratori specializzati, massimo un anno per i tirocinanti. Indipendentemente alla durata del permesso, potranno anche portare qui i familiari con un ricongiungimento.
In Italia potranno arrivare anche i lavoratori che hanno ottenuto un permesso ICT da un altro stato dell’Unione Europea. Per soggiorni fino a 90 giorni, basterà una semplice “dichiarazione di presenza”, mentre per quelli superiori ai 90 giorni dovranno chiedere un altro documento (permesso “mobile ICT”) ma potranno già lavorare in Italia mentre attendono il rilascio.
EP
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