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Lavoratori domestici. 52 milioni nel mondo, con pochi diritti

Rapporto dell'ILO: "Più vulnerabili allo sfruttamento e agli abusi. Governi, datori di lavoro e lavoratori si adoperino a livello nazionale per migliorare la loro vita"

GINEVRA -10 gennaio 2013 – In tutto il mondo, sono almeno 52 milioni le persone — maggiormente donne — impiegate nel lavoro domestico: è quanto afferma uno nuovo studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO).

Il lavoro domestico rappresenta il 7,5% dell’occupazione femminile dipendente nel mondo, con una percentuale molto più alta in alcune regioni come l’Asia e il Pacifico, l’America Latina e i Caraibi.

Tra la metà degli anni 1990 e il 2010, i lavoratori domestici sono aumentati di oltre 19 milioni nel mondo, di cui molti sono migranti. È probabile che le cifre contenute nel rapporto sottostimini il numero reale dei lavoratori domestici che potrebbe essere superiore di diverse decine di milioni.

Inoltre, le cifre non tengono conto del lavoro domestico dei minori al di sotto dei 15 anni, dato non incluso nei rilevamenti utilizzati per il rapporto. Nel 2008, secondo le stime dell’ILO il loro numero si aggirava intorno ai 7,4 milioni.

Nonostante le dimensioni del settore, sono numerosi i lavoratori domestici che non godono di buone condizioni lavorative né di una protezione giuridica sufficiente.

Secondo Sandra Polaski, Direttore Generale Aggiunto dell’ILO: "I lavoratori domestici hanno spesso un orario di lavoro più lungo degli altri lavoratori. In diversi paesi, non godono dello stesso diritto al riposo settimanale. Oltre alla mancanza di diritti, l’estrema dipendenza dei lavoratori domestici nei confronti del datore di lavoro, insieme all’isolamento e alla mancanza di protezione che caratterizzano questa professione, sono tutti fattori che contribuiscono a rendere i lavoratori più vulnerabili allo sfruttamento e agli abusi".

Applicazione delle norme internazionali

Il rapporto Domestic workers across the world: global and regional statistics and the extent of legal protection (« Lavoratori domestici nel mondo: statistiche globali e regionali, e estensione della protezione sociale ») fa seguito all’adozione, nel giugno 2011, della nuova Convenzione dell’ILO sul lavoro domestico con la sua Raccomandazione. Queste nuove norme internazionali mirano a garantire condizioni lavorative e retribuzioni dignitose per i lavoratori domestici in tutto il mondo.

I risultati della ricerca serviranno come punto di riferimento per misurare i progressi in materia di estensione della protezione giuridica dei lavoratori domestici.

Lavoratori vulnerabili

Solo il 10% dei lavoratori domestici è coperto dalla legislazione generale del lavoro alla pari degli altri lavoratori. Oltre un quarto di loro è del tutto escluso dalla legislazione nazionale del lavoro.

Oltre la metà dei lavoratori domestici non ha alcun limite alla durata dell’orario di lavoro settimanale secondo la legislazione nazionale, e circa il 45% non ha diritto a periodi di riposo settimanale. Poco più della metà dei lavoratori domestici ha diritto a uno stipendio minimo equivalente a quello degli altri lavoratori.

La mancanza di protezione giuridica aumenta la vulnerabilità dei lavoratori domestici che spesso sono sottopagati rispetto a lavoratori con un’occupazione e orari di lavoro simili.

Lo status giuridico precario dei lavoratori domestici migranti e la scarsa conoscenza della lingua e della legislazione li rendono particolarmente vulnerabili ad abusi quali la violenza fisica e sessuale, gli abusi psicologici, il non pagamento dello stipendio, la servitù per debito e condizioni di vita e di lavoro inadeguate.

I lavoratori domestici che vivono presso il proprio datore di lavoro sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento. Spesso ricevono un salario fisso settimanale o mensile che non tiene conto delle ore di lavoro effettuate. Praticamente, ciò significa che il lavoratore domestico è sempre disponibile quando serve.

"Le grandi differenze di stipendio e di condizioni lavorative tra lavoratori domestici e altre professioni nello stesso paese, evidenziano la necessità che governi, datori di lavoro e lavoratori si adoperino a livello nazionale per migliorare la vita lavorativa di queste persone", ha concluso Polaski.
 

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