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Lavoratori domestici. “Abusi e sfruttamento per gli irregolari”

L’allarme dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali. “Chi è senza permesso di soggiorno teme l’espulsione, non denuncia queste situazioni e i colpevoli restano impuniti”

Roma – 5 luglio 2011 – Retribuzioni sotto i limiti sindacali, orari di lavoro eccessivi, risarcimenti difficili in caso di infortunio. Sono le condizioni di lavoro di molte colf e badanti senza permesso di soggiorno, vittime di sfruttamento e abusi che non possono denunciare questa situazione, perché rischierebbero, oltre che il posto, l’espulsione.

A sottolinearlo è l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA),nel rapporto “Migrants in an irregular situation employed in domestic work”, presentato oggi, frutto di un’indagine in dieci paesi europei, Italia compresa. Dai colloqui con lavoratori domestici,sindacati e altre associazioni, la FRA traccia un quadro fosco sul godimento dei diritti fondamentali in cinque ambiti: condizioni di lavoro,licenziamento, libertà di associazione, meccanismi di risarcimento e vita familiare.

Questi i risultati principali:

-Solitamente il lavoro domestico svolto da dipendenti risulta regolato da norme giuridiche e meccanismi per renderle esecutive (come gli ispettorati del lavoro) in misura minore rispetto ad altre forme di impiego.

-Di norma il lavoro domestico viene svolto da donne, spesso immigrate in situazione irregolare, sottoposte a forme discriminazione multipla, in quanto contemporaneamente vittime di abusi basati sul genere, violenze sessuali incluse, che si sovrappongono alla discriminazione razziale.

-Di solito queste persone lavorano per molte ore e sono scarsamente retribuite. I periodi di riposo, le ferie e i congedi di malattia retribuiti spesso non vengono concessi, anche se previsti dalla legge.

-Sono state segnalate varie malattie professionali di tipo fisico e mentale, aggravate dalla situazione di irregolarità. È stato rilevato che la minaccia o il timore di essere licenziati, l‟impossibilità di beneficiare dell‟assistenza sanitaria e l‟assenza del congedo di malattia retribuito hanno scoraggiato queste persone dal cercare assistenza medica o dal curarsi, anche nel caso in cui la lesione sia stata provocata da infortuni sul lavoro. Questo, talvolta, porta a lesioni croniche o a disabilità permanenti.

-Le persone che tentano di rivolgersi alla giustizia in seguito ad abusi o a sfruttamento devono affrontare vari ostacoli. Esse sono scoraggiate dal farlo soprattutto perché temono che alcuni enti pubblici possano avvertire le autorità competenti in materia di immigrazione, che potrebbero provvedere alla loro espulsione. Poiché il loro impiego spesso non viene formalizzato mediante un contratto scritto, questi soggetti incontrano difficoltà nell‟attestare l‟esistenza di un rapporto di lavoro. Analogamente, poiché la loro attività viene svolta in un contesto domestico, può risultare complicato dimostrare un presunto abuso, avvalendosi ad esempio di un testimone.

L’Agenzia propone alcune soluzioni, che comprendono:

-l’introduzione, per tutti i lavoratori domestici, di norme chiare che: impongano limiti ai pagamenti in natura; garantiscano che la retribuzione minima prevista dalla legislazione nazionale riguardi anche i lavoratori domestici; assicurino la pensione e il congedo di malattia; creino condizioni di lavoro sane e sicure, come previsto dalla convenzione dell‟OIL adottata nel giugno del 2011.

-l’estensione della supervisione da parte delle autorità di ispezione del lavoro al lavoro domestico
-l’introduzione di programmi mirati di migrazione in base alla richiesta di lavoro domestico non soddisfatta dalla forza lavoro disponibile. Questo garantirebbe a tali lavoratori uno status di immigrati regolari e la possibilità di usufruire di una maggiore protezione.

-favorire il ricorso alla giustizia garantendo un supporto maggiore ai sindacati e alle organizzazioni non governative, dato il ruolo chiave che ricoprono nel fornire assistenza giuridica alle vittime di abusi e sfruttamento.

“Spetta ai governi decidere quale forza lavoro fare arrivare dall’estero. Tuttavia, nel momento in cui una persona si trova nel paese scelto e viene impiegata pur trovandosi in una situazione di irregolarità, occorre applicare le norme fondamentali in materia di diritto del lavoro e diritti umani” sottolinea il direttore della FRA, Morten Kjaerum.

“ In pratica, – spiega – il timore di essere espulse o allontanate dissuade le vittime dal presentarsi dinanzi al tribunale in caso di abusi o sfruttamento da parte dei datori di lavoro. Poiché l’eventuale espulsione è il prezzo da pagare per avere accesso alla giustizia, spesso coloro che maltrattano i lavoratori domestici irregolari restano impuniti”.

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FRA: Migrants in an irregular situation employed in domestic work: Fundamental rights challenges for the European Union and its Member States

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