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LAVORO: SOSTITUITE DA CINESI, LAVORANO FUORI DALLA FABBRICA

BORGOFORTE (MANTOVA)
(ANSA) – BORGOFORTE (MANTOVA), 9 MAG – Anche questa mattina, come ormai dal 2 maggio scorso, le operaie della Emme Esse abbigliamento di Borgoforte, nel Mantovano, "lavorano" così: anziché dentro, chine sui loro tavoloni, tra grucce e maglie, stanno fuori, davanti al cancello della fabbrica, in piedi con bandiere e striscioni. E’ il loro modo di protestare contro il licenziamento e la loro sostituzione con operai cinesi, secondo la proprietà "più svelti a lavorare e meno assenteisti delle italiane". Otto ore ferme sotto il sole per ribattere a quella che ritengono una "ingiustizia" commessa ai loro danni "solo per guadagnare di più" dice una di loro. E difendono il loro posto di lavoro: "Questa mattina – racconta Massimo Mazzola della Filt Cgil – un camionista ha tentato di forzare il blocco urtando una ragazza. L’ho accompagnata al Pronto Soccorso di Suzzara dove le hanno riscontrato una distorsione al polso e dato tre giorni di prognosi". La stragrande maggioranza dei licenziati sono donne e straniere, molte con figli a carico, alcune sopra i 40 anni: "Ho tre figli – dice Fatima tra le lacrime – e senza stipendio ho paura che mi tolgano i miei tre bambini". Delle 31 licenziate senza preavviso al loro rientro dopo la festa del 1° maggio, dieci sono state riassunte nella stessa fabbrica ("hanno preso quelle che, secondo la proprietà, lavoravano di più e senza lamentarsi tenendo il ritmo dei cinesi, incredibile" dicono i sindacati); due hanno deciso di cercarsi un lavoro per conto loro, mentre a lottare ne sono rimaste 19. Sono queste che ancora oggi sono davanti ai cancelli della Emme Esse ad impedire che i camion entrino a scaricare la loro merce, ma per altre dieci di loro da lunedì si riaprirà la speranza; "Siamo riusciti a collocarle in altre fabbriche della zona – spiega Mazzola -, ora rivolgiamo un appello gli imprenditori affinché diano un posto anche alle altre nove lavoratrici ora a spasso. Poi cominceremo la battaglia legale per evitare che quanto successo qui si ripeta altrove". La Emme Esse abbigliamento acquista abiti dall’estero, soprattutto da Cina e Romania, e poi li confeziona a Borgoforte mettendo l’etichetta, le grucce e il cellophane. Per fare queste mansioni ci sono due cooperative, con una cinquantina di persone che prestano la loro manodopera, più un’altra ventina di dipendenti (soprattutto impiegati e camionisti) direttamente assunti dall’azienda. (ANSA).

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