Roma – 16 dicembre 2011 – Il problema: non ci sono abbastanza soldi per pagare le borse di studio di tutti i ragazzi che se le meritano. La soluzione: lasciare a tasche vuote solo le matricole straniere. Con buona pace di chi, come rettori e industriali, auspica una maggiore internazionalizzazione dei nostri atenei.
Succede in Emilia Romagna, dove l’Er.go, l’ Azienda Regionale per il Diritto agli Studi Superiori, ha recentemente pubblicato le graduatorie delle borse di studio degli universitari. Queste vengono assegnate solo in base al reddito per quanto riguarda le matricole, mentre per gli iscritti agli anni successivi conta anche il merito.
“Nell’anno accademico 2011/2012 – si legge in un comunicato dell’Azienda – sono risultati idonei alla borsa di studio di Er.Go 17.505 studenti. L’Azienda eroga la borsa di studio a 16.822 studenti, pari al 96,1% degli idonei, con un investimento complessivo a livello regionale di oltre 64 milioni di euro”. Il problema, però, è chi verrà escluso.
“La borsa di studio – spiega infatti l’ Er-Go – è garantita a tutti gli studenti italiani e stranieri iscritti ad anni successivi di tutti i corsi di studio, alle matricole italiane e straniere provenienti da Paesi Comunitari di tutti i corsi di studio, oltre che alla quota di riserva di matricole straniere provenienti da Paesi Extracomunitari prevista dal bando per ogni Università dell’Emilia-Romagna” cioè a soli 40 studenti extraue.
In realtà il bando prevede anche una quota minima di italiani e comunitari, che però è stata abbondantemente superata nell’assegnazione delle borse di studio. Col risultato che gli studenti idonei che non prenderanno un euro, quasi settecento ragazzi e ragazze, sono tutti nati in un Paese che non appartiene all’Unione Europea.
“È un’ingiustizia, anche per la legge gli studenti sono tutti uguali, senza distinzioni per cittadinanza” protesta Saimiri Gjondendaj, membro dell’Unione Studenti Albanesi di Bologna, assicurando che la pensano così non solo le altre associazioni di studenti extracomunitari, ma anche sigle “italiane” come l’Unione degli Universitari. Tutte insieme, stanno cercando di far cambiare idea alla Er.go.
“La cosa migliore sarebbe aumentare i fondi a disposizione per garantire la borsa a tutti gli idonei. Se però non è possibile – insiste Gjondendaj – la graduatoria deve essere unica, con italiani, comunitari ed extraue che concorrono ad armi pari, in base al reddito. Non è possibile accettare questa discriminazione”.
Elvio Pasca