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Legge sicurezza, cosa manca all’appello

Accordo di integrazione, test di italiano per la carta e tassa sui permessi. Che fine hanno fatto?

Roma – 6 agosto 2010 – È passato quasi un anno dall’entrata in vigore della nuova legge sulla sicurezza, sbandierata dal governo, leghisti in testa, come uno dei suoi risultati principali.

Al centro delle regole volute da Maroni e gli altri c’è stato soprattutto un giro di vite contro l’immigrazione irregolare, come l’introduzione del reato di clandestinità, permanenze più lunghe nei centri di espulsione o il divieto di sposarsi in Italia per chi non ha il permesso di soggiorno.  La legge ha previsto anche novità per gli immigrati regolari, ma le principali, per ora, sono rimaste sulla carta.

Manca all’appello, tra gli altri, l’accordo di integrazione,  che impegna  gli immigrati a raggiungere determinati traguardi (conoscenza della lingua italiana, educazione civica ecc.) per rimanere in Italia, con l’acquisto o la perdita di punti in base alla loro condotta. Il regolamento che lo istituisce è stato già approvato dal governo, ma ora è all’esame del Consiglio di Stato e della Conferenza Unificata e difficilmente entrerà in vigore prima del 2011.

Altra novità finora solo annunciata è l’esame di italiano obbligatorio per chi chiede la carta di soggiorno. In questo caso il regolamento è in vigore e c’è anche una data certa per l’entrata in vigore: 9 dicembre 2010, bisognerà però vedere se per allora gli Sportelli Unici per l’Immigrazione, sempre a corto di risorse e personale, saranno davvero pronti a gestire gli esami.

Infine, ha fatto fortunatamente quasi perdere le sue tracce la nuova tassa sul permesso di soggiorno. Secondo la legge sulla sicurezza andrà da un minimo di 80 e un massimo di 200 euro, ma i ministeri dell’Interno e  dell’Economia non hanno ancora fissato regole e tariffe. Forse aspettano di tagliare i tempi per primi rilasci e rinnovi  prima di chiedere  agli immigrati di pagare molto caro un servizio così poco efficiente.

Elvio Pasca

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