Bruxelles, 13 giugno 2012 – La presidenza danese di turno dell'Ue si e' lasciata andare ad una scelta "populista" sul futuro di Schengen, escludendo l'Europarlamento da un meccanismo di controllo e lasciando fondamentalmente solo agli stati membri il potere di decidere se reintrodurre i controlli alle frontiere.
E' la dura accusa rivolta da tutti i gruppi delle principali famiglie politiche dell'Aula di Strasburgo al ministro della giustizia danese Morten Bodskov, convocato d'urgenza in plenaria dopo il risultato del Consiglio Ue affari interni tenutosi giovedi' scorso a Lussemburgo. Da parte degli eurodeputati si profila quindi l'idea di presentare ricorso alla Corte di giustizia europea.
"Da parte mia ritengo che dalla sera del 7 giugno, la presidenza danese non e' piu' un interlocutore credibile, e da oggi al 30 giugno ci rivolgeremo esclusivamente o al Consiglio europeo o in modo informale alla prossima presidenza di turno che sara' assunta da Cipro", ha affermato con durezza il leader del gruppo Ppe Joseph Daul, ricordando che "la soluzione ai nostri problemi non e' rinchiuderci nelle nostre frontiere, ma al contrario la sovranita' condivisa, la gestione in comune in uno spirito di fiducia reciproca delle nostre liberta' che piu' ci sono care".
"E' diventato normale in Europa rispondere alle richieste populiste? Noi combatteremo con tutte le opzioni politiche e legali contro" la decisione del Consiglio Ue, ha tuonato il leader socialista Hannes Swoboda, che ha deciso di appoggiare la richiesta di liberali e verdi di rivolgersi alla Corte di Lussemburgo. "Semplicemente non accetteremo questo, dobbiamo portare la decisione del Consiglio davanti alla Corte europea di giustizia e fermare tutti i negoziati in corso nell'area della giustizia e degli affari interni sotto la presidenza danese", ha avvertito il leader dell'Alde Guy Verhofstadt.
"Questo e' il giorno piu' triste della vostra presidenza, pensavo che la Danimarca sapesse che quando i socialdemocratici corrono dietro ai populisti di estrema destra non puo' finire bene", ha rincarato la verde Rebecca Harms rivolgendosi al ministro danese. Che ha cercato di sostenere la sua posizione affermando che il testo adottato sotto la guida danese era l'unico "compromesso possibile" tra i 27 stati membri.
"Non era possibile raggiungere un accordo" sulla proposta dell'esecutivo di Bruxelles, si e' ancora difeso Bodskov, giustificando cosi' la scelta di assegnare all'Europarlamento solo un marginale ruolo consultivo nella governance di Schengen. "Sono convinto che, in quanto rappresentanti eletti, dobbiamo concentrarci sul raggiungere risultati", ha aggiunto il danese, sottolineando che "al Consiglio c'era solo una possibilita' di ottenere questo risultato e non dovevamo perdere quell'opportunita'". Da qui l'invito rivolto dalla presidenza Ue all'Aula di Strasburgo a non trasformare il caso in una "lotta campale tra il Consiglio e il Parlamento", perche' "vogliamo entrare in un dialogo molto stretto e costruttivo".