Tra una settimana la firma del trattato di adesione. Scatterà il 1 luglio 2003, ma serve anche un referendum e passi avanti su riforma giudiziaria e lotta a corruzione e criminalità organizzata
Roma – 1 dicembre 2011 – La proposta di consentire alla Croazia di entrare a far parte all’Unione europea, redatta da Hannes Swoboda (S&D, AT), è stata approvata oggi dal Parlamento Europeo a Bruxelles con 564 voti a favore, 38 contrari e 32 astensioni.
Il prossimo passo sarà la firma del trattato di adesione da parte della Croazia e degli Stati membri dell’UE, l’8 dicembre, durante il Consiglio della prossima settimana, dopo di che il trattato dovrà essere ratificato da tutti i 27 Stati membri. L’adesione all’UE della Croazia è prevista per il 1° luglio 2013.
Nella relazione non vincolante che accompagna la proposta, anche questa redatta da Swoboda, i deputati accolgono favorevolmente la conclusione dei negoziati di adesione e invitano la Croazia a indire un referendum per l’entrata nell’UE. Inoltre, chiedono di votare in favore del trattato di adesione, invitando gli Stati membri a completare rapidamente il processo di ratifica. Infine, i deputati saranno lieti di ricevere osservatori croati al Parlamento.
Il documento evidenza che il processo di preadesione sarà monitorato dal Parlamento e invita la Commissione a tenerlo informato su come le autorità croate terranno fede agli impegni assunti in sede negoziale.
Corruzione e criminalità organizzata: necessari passi in avanti
Pur riconoscendo la preparazione della Croazia all’adesione, i deputati invitano Zagabria ad affrontare le sfide rimanenti, soprattutto per quanto riguarda la riforma giudiziaria e la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata.
Sollecitano quindi la Croazia a intensificare i propri sforzi per perseguire i crimini di guerra, rispettare tutte le raccomandazioni del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia e incoraggiare il ritorno dei profughi di guerra, soprattutto serbi.
Infine, i deputati invitano la Croazia a continuare a realizzare le riforme strutturali per la sua economia, stimolare l’occupazione facendo rivivere il mercato del lavoro e perseguire il risanamento di bilancio, al fine di potenziare la competitività.