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LIBIA: DOMANI DELEGAZIONE A P.CHIGI, SI CERCA CHIUSURA /ANSA

ALTRO ROUND NEGOZIALE,SE SI TROVA ACCORDO BERLUSCONI DA GHEDDAFI
ROMA
(ANSA) – ROMA, 27 AGO – Ennesimo round negoziale tra italiani e libici per cercare di chiudere finalmente, dopo anni di snervanti ‘stop and go’, lo storico ‘Accordo di amicizia e cooperazione’ tra Roma e Tripoli. A Palazzo Chigi, nel pomeriggio di domani, è attesa infatti una delegazione libica: ad accoglierli saranno il ministro degli Esteri Franco Frattini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, ai quali Silvio Berlusconi ha affidato le ultime, delicatissime, fasi del negoziato. Il premier sta cercando infatti di stringere i tempi e se domani dovesse arrivare la ‘fumata bianca’ proprio Berlusconi dovrebbe volare al più tardi sabato 30 agosto in Libia per apporre la sua firma accanto a quella di Muammar Gheddafi. Il nodo sul quale si sta lavorando anche in queste ore è la copertura finanziaria che Roma dovrebbe garantire alla vera grande richiesta sulla quale Tripoli ha incentrato le trattative: la costruzione, a spese italiane, di una onerosa autostrada costiera che, dall’Egitto alla Tunisia, attraversi tutta la Libia sul tracciato della vecchia via Balbia. Un investimento di miliardi di euro (dai 3 ai 6, secondo le prime stime), insostenibile nell’immediato e che i tecnici dei ministeri competenti stanno pensando di spalmare in più anni. Una vasta opera di sminamento del paese africano, sommata ad altri interventi infrastrutturali, completano il pacchetto di richieste che i libici avanzano da anni per un accordo che più volte si è arrivati sul punto di chiudere senza però mai riuscire a firmare per i continui rilanci di Gheddafi. Stavolta pare si sia imboccata la strada giusta. La visita di Berlusconi in giugno ha impresso una decisa accelerazione ai negoziati e i frequenti contatti di queste settimane tra il presidente del Consiglio e il leader della Jamahiriya (l’ultimo domenica scorsa) sembrano confermare l’imminenza di un annuncio. Nulla, ovviamente, tenuto conto delle esperienze passate, viene dato per scontato in ambienti di governo. "Il negoziato é ancora aperto", si limitano a commentare fonti diplomatiche, in attesa che domani si sappia qualcosa in più. L’accelerazione fortemente voluta da Berlusconi è dovuta al fatto, riferiscono fonti vicine al dossier, che le risorse energetiche libiche fanno gola a molti altri "competitor" dell’Italia. Cautela, insomma, continua ad essere la parola d’ordine, ma Roma sa benissimo che in gioco ci sono interessi enormi. La Libia, infatti, non solo è uno dei maggiori fornitori di idrocarburi del nostro Paese (con l’Eni al centro delle relazioni petrolifere), ma anche il punto di raccolta e partenza di migliaia di immigrati illegali verso le coste siciliane. Come contropartita alla chiusura dell’accordo, Roma otterrebbe la fine della discriminazione economica delle sue aziende ancora operanti in Libia e una penetrazione ancora maggiore nel settore petrolifero. Oltre, naturalmente, ad un occhio molto più attento della Jamahiriya ai flussi migratori. Non è un caso, a questo proposito, che il patto siglato l’anno scorso tra Roma e Tripoli per il contrasto dell’ immigrazione irregolare non sia stato ancora reso operativo e che fiumi di migranti – come dimostrano anche le cronache di oggi – continuino a salpare dalle coste libiche verso Lampedusa.
KWF-FN/ S0A S91 QBXB

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