Menu

Il portale dell'immigrazione e degli immigrati in Italia

in

Libia. Frattini: “Aumentare pressione per fermare i barconi”

“Gheddafi li usa come arma, è crimine contro l’umanità”. “Ribelli collaboreranno”

Roma – 27 aprile 2011 – Più bombe, meno profughi. Sintetizzando drasticamente, è l’analisi del ministro degli Esteri Franco Frattini sulle ripercussioni sul fronte immigrazione di un maggior coinvolgimento dell’Italia nella guerra in Libia.

Parlando oggi alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, il titolare della Farnesina ha definito “illusorio” credere che con un passo indietro dell’Italia nell’operazione si potrebbe limitare l’ondata di profughi.  Con Gheddafi, ha spiegato, “non possiamo più negoziare su questo punto”, anzi, “più forte sarà  la pressione sul regime,  tanto più difficile sarà per Tripoli organizzare gruppi di profughi verso le coste italiane “.

Frattini ha ricordato “spregiudicatezza” Gheddafi abbia usato gli sbarchi come arma di pressione. E ritiene che “si dovrà valutare se questa attività di organizzare alcune centinaia di disperati, messi in un barcone, molti di loro esposti alla morte, come purtroppo e’ avvenuto, un’attività condotta certamente in collusione con i trafficanti di esseri umani, configuri gli estremi per una delle imputazioni di crimini contro l’umanità su cui il procuratore della corte penale internazionale sta lavorando”.

Intanto, il ministro de Esteri ha ricordato l’impegno assunto dai ribelli del Consiglio Nazionale Transitorio a collaborare con l’Italia per bloccare i flussi.

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]
Exit mobile version