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L’immigrazione frena, ma aumentano i nuovi cittadini italiani

Ingressi per lavoro bloccati, sostituiti dagli sbarchi. Le anticipazioni del Dossier Statistico Immigrazione 2015

 
Roma – 2 luglio 2015 – L’immigrazione in Italia rallenta e cambia volto. Non arrivano lavoratori, ma profughi e sempre più stranieri diventano italiani. Intanto, aumentano gli italiani all’estero. 
 
Sono le anticipazioni più importanti del Dossier Statistico Immigrazione 2015, che Idos sta preparando in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali e i redattori della rivista Confronti e con il contributo del Fondo Otto per Mille della Chiesa Valdese. La presentazione è prevista a settembre. 
 
Il 2014, anticipa i  presidente di Idos, Ugo Melchionda, “si tratta di un anno particolare che ha visto aumentare i cittadini italiani residenti all’estero (4.637.000, 155.000 rispetto all’anno precedente), rispetto a quello dei cittadini stranieri residenti in Italia (5.014.000, aumentati solo di 92.000 unità)”. Invece, nei due anni precedenti lo stock degli stranieri residenti in Italia era aumentato di diverse centinaia di migliaia e quello degli italiani residenti all’estero di 155.000 unità nel 2013 e di 141.000 nel 2012. È aumentato anche il numero degli italiani che durante l’anno si sono cancellati dai loro comuni per andare a risiedere all’estero (89.000 nel 2014).
 
Gli esperti del Dossier individuano diversi fattori alla base di questi cambiamenti. Anche nel 2014 il governo non ha quasi autorizzato ingressi per lavoro dall’estero, se si escludono quelli per gli stagioni. Gli ingressi sono stati quindi soprattutto per ricongiungimenti familiari (60 mila visti, contro i 76 mila del 2013). Intanto aumentano gli immigrati che spariscono dalle statistiche perché prendono la cittadinanza italiana: da 60.000 casi nel 2012 si è passati a 100.000 nel 2013 e a 130.000 nel 2014, nel 40% dei casi minori che hanno ricevuto la cittadinanza per trasmissione automatica dai genitori stranieri divenuti italiani o diciottenni nati e cresciuti qui.
 
La popolazione complessivamente residente in Italia alla fine del 2014 (60.796.000), ricorda Idos,  è caratterizzata da un’età media diventata più elevata (44,4 anni) e dall’aumentata incidenza degli ultrasessantacinquenni (21,7%), superiore anche a quella che si riscontra tra gli italiani all’estero (19,9%). Inoltre, il consistente saldo negativo tra nuovi nati e morti (rispettivamente 503.000 e 598.000) trova un equivalente solo in quello degli anni 1917-1918, allora effetto della prima guerra mondiale. Gli immigrati costituiscono un parziale temperamento a questo processo di invecchiamento perché sono mediamente più giovani degli italiani, incidono per circa un sesto sulle nuove nascite (75.000 nuovi nati da entrambi i genitori stranieri nel 2014).
 
Un altro notevole cambiamento è riferibile all’impennata del numero di profughi (170.000), arrivati via mare dall’Africa e dall’Asia, seppure in buona parte interessati a raggiungere altri paesi esteri. In pratica, questi arrivi stanno sostituendo la politica delle quote in ingresso per motivi di lavoro. Si è di fronte a un vero e proprio fenomeno epocale, da riferire agli sconvolgimenti in atto nei paesi di origine e alla loro transizione demografica (in Africa, nel 2050, è previsto il raddoppio della popolazione fino a 2,4 miliardi di persone). Tale fenomeno, sottolinea Idos, da un lato investe le responsabilità degli organi decisionali dell’UE e dei singoli Stati membri, e dall’altro rischia di far trascurare le prospettive di integrazione dei 5 milioni di immigrati già residenti in Italia e di favorire derive xenofobe.
 
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