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L’Italia all’Onu: “Non rinunciamo a reato e aggravante di clandestinità”

"Necessari per i rimpatri, contro tratta e criminalità organizzata". Le risposte alle raccomandazioni del Consiglio per i diritti umani.

Roma – 9 giugno 2010 – L’Italia non intende rinunciare al reato e all’aggravante di clandestinità. È nero su bianco tra le risposte date oggi a Ginevra dal nostro Paese al Consiglio per i diritti umani dell’Onu, che quest’anno ha messo sotto esame l’Italia.

Sono novantadue le raccomandazioni sui diritti umani mosse all’Italia dagli altri Paesi membri. Una nostra delegazione ne ha accettate ottanta, respingendone dodici, tra le quali quelle che chiedevano un passo indietro sulle novità principali in materia di immigrazione introdotte negli ultimi anni dal pacchetto sicurezza.

ll Brasile chiedeva all’Italia di “depenalizzare l’ingresso e il soggiorno illegale” e di “escludere il soggiorno illegale dalle circostanze aggravanti”. Anche il Messico raccomandava di eliminare  “le norme che criminalizzano l’ingresso e il soggiorno illegale contenute nella legge 94/2009”, “quelle che rendono lo stato di irregolarità un’aggravante” e “la creazione di gruppi di vigilanti (le ronde) contenute nella legge 125/2008”.

La raccomandazione del Pakistan celava anche accuse più gravi. I suoi rappresentanti chiedevano all’Italia di “rimuovere ogni legge discriminatoria contro i migranti irregolari e attivarsi per scoprire e perseguitare gli atti discriminatori da parte di pubblici ufficiali e poliziotti, in particolar modo quelli aggravati da fattori razziali e religiosi”.

L’Italia non ha accettato queste raccomandazioni, motivando così il suo rifiuto:

“Il governo di grandi flussi migratori è una sfida molto seria per ogni Stato. In questo contesto, è cruciale porre in essere gli strumenti necessari per combattere contro la tratta e promuovere le migrazioni regolari. La legislazione del 2009 ha due obiettivi: assicurare che i migranti che non hanno diritto ad alcuna forma di protezione siano effettivamente rimpatriati nei paesi d’origine, e prevenire il loro arruolamento nella rete della criminalità organizzata”.

“Queste misure – si legge ancora nella risposte dell’Italia all’Onu  – sono destinate a combattere atteggiamenti criminali di singoli individui, e nessuna norma è prevista contro una comunità, gruppo o classe sociale né è legata ad alcuna forma di discriminazione e xenofobia. In questo senso, la circostanze aggravante di cui si parla vuole semplicemente prevenire l’arruolamento di migranti irregolari nel crimine organizzato”.

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Le raccomandazioni del Consiglio per i Diritti Umani

Le risposte dell’Italia

Elvio Pasca

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