Roma, 19 agosto 2013 – L’Italia non è solo quella dei leghisti che se la prendono con la ministra Kyenge; quella dei consiglieri regionali lombardi che non riconoscono il diritto al pediatra ai figli degli immigrati clandestini. L’Italia non è solo quella dei Cie oppure quella che non vuol riconoscere la cittadinanza ai figli degli immigrati. L’Italia non è solo “Torna al tuo paese albanese/negro/rumeno di merda” e nemmeno “Prima a noi, poi a loro!”.
No, grazie a Dio o alla natura umana (a seconda che uno creda o meno), l’Italia è, soprattutto, quei bagnanti che, alla vista di un barcone con a bordo centosessanta immigrati sfiniti per il viaggio, si buttano in massa in mare per aiutarli ad arrivare a riva.
Succede spesso, l’episodio di Ferragosto sulla spiaggia di Morghella, vicino Siracusa, è solo l’ultima testimonianza. Noi albanesi lo sappiamo bene, abbiamo vissuto la solidarietà della gente a Brindisi ventidue anni fa, in particolar modo. Ma parlando ogni giorno di emergenza, sicurezza e razzismo, si finisce per dimenticare i bei gesti, piccoli o grandi, della solidarietà.
E quando, una volta tanto, la solidarietà, l’istinto di aiutare l’altro in difficoltà, pur essendo straniero, finisce in prima pagina oppure al Tg della sera, ci meravigliamo della grandezza d’animo della gente. Ci impressioniamo e ci ricordiamo che è proprio questa l’Italia che ci piace.
Ci sentiamo di unirci al presidente Napolitano che, sull’ultimo episodio del salvataggio in Sicilia, in una nota, ha scritto dei bagnanti: “Fanno onore all'Italia. Perché mostrano come, di fronte alla tragedia, quotidianamente vissuta a Lampedusa e altrove, di quanti cercano asilo fuggendo da guerre e persecuzioni, prevalga negli italiani un senso di umanità e solidarietà più forte di ogni pregiudizio e paura”.
Keti Biçoku
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