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L’Italia da oggi è razzista per legge

Il Re ha firmato i “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”

Roma, 13 aprile 2013 – Per chi non vuol dimenticare o per chi ne viene a conoscenza solo oggi, ecco la prima puntata della nostra "cronaca del fascismo".

All'inizio avevamo pensato ai nuovi italiani ed a come potessimo raccontar loro la parte buia della nostra storia nazionale in modo più leggero ed efficace dei libri di scuola.
Poi il pensiero si è posato sulle tante, troppe affermazioni di politici vecchi e nuovi della scena italiana. Quante volte in questi anni gli abbiamo sentito dire con leggerezza che "Mussolini  per tanti altri versi invece aveva fatto bene" o che "l’ideologia del fascismo prima che degenerasse aveva un altissimo senso dello stato e della tutela della famiglia" ecc. ecc?
Infine abbiamo tutti letto, allibiti ed umiliati, della star del calcio che afferma che si può essere fascista  senza essere razzista e della professoressa del Liceo che indica all'alunna di religione ebraica il campo di concentramento come un luogo ben organizzato in cui lei avrebbe prestato maggiore attenzione alle lezioni.
E se invece che fascisti o furbastri che ammiccano al fascismo tutte queste persone fossero in realtà solo degli ignoranti che non hanno nessuna cognizione di ciò di cui parlano?
Ecco dunque il primo dei nostri articoli in cui si raccontano gli eventi salienti del fascismo come notizie di cronaca avvenute oggi.  
Gianluca Luciano

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L’Italia da oggi è razzista per legge
Il Re ha firmato i “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”, completano la “politica di separazione” annunciata dal Duce a Trieste.  Ecco come si eviteranno “incroci e imbastardimenti”

Roma – 17 novembre 1938 – XVI E.F. – Da oggi l’Italia è “francamente razzista” anche per legge.  Sua maestà Vittorio Emanuele III, su proposta del Duce Benito Mussolini, ha firmato i  “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”, che completano il quadro iniziato lo scorso settembre con il decreto dedicato alla difesa della razza nella scuola e con quello sugli ebrei stranieri.

Ad annunciare le nuove leggi è stato due mesi fa lo stesso Mussolini, durante un suo comizio a Trieste. Di fronte  all’immensa folla che riempiva Piazza dell’Unità, ha detto che “nei riguardi della politica interna il problema di scottante attualità è quello razziale” e che “anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Gli ebrei di cittadinanza italiana, i quali abbiano indiscutibili meriti militari o civili, nei confronti dell'Italia e del Regime, troveranno comprensione e giustizia. Quanto agli altri si seguirà nei loro confronti una politica di separazione”.

Le novità

Ecco allora il nuovo decreto, che innanzitutto vieta i matrimoni tra italiani di razza ariana con persone di altre razze e rende nulli quelli celebrati in violazione di questo divieto. Per sposare cittadini stranieri ariani bisognerà chiedere il permesso al ministero dell’interno e comunque questa possibilità è preclusa ai militari e ai dipendenti pubblici o delle organizzazioni del Partito Nazionale Fascista.

C’è poi una lunga serie di disposizioni dedicate agli appartenenti alla razza ebraica. Questa appartenenza d’ora in poi andrà annotata nei registri dello stato civile e della popolazione, così come in tutti gli atti relativi a concessioni o autorizzazioni pubbliche. Gli ebrei hanno tre mesi di tempo per autodenunciarsi come tali presso gli uffici del Comune di residenza.

Gli ebrei non possono più possedere o dirigere aziende di interesse nazionale o  con cento o più occupati. Non possono più essere proprietari di terreni o fabbricati che superino un certo valore, non possono avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana, né essere impiegati nelle amministrazioni civili e militari dello Stato, nel Partito Nazionale Fascista e nelle organizzazioni ad esso collegato, negli Enti locali, nelle municipalizzate, nelle aziende a partecipazione statale, nelle banche o nelle assicurazioni.

Se i figli appartengono a religione diversa da quella ebraica, i  genitori ebrei possono essere privati della patria potestà quando impartiscono loro un’educazione non corrispondente ai principi religiosi dei ragazzi o ai fini nazionali. Né possono esservi ebrei tutori  o  curatori di minori o di incapaci che appartengono a un’altra razza.

Sono previste poche  eccezioni per gli ebrei più meritevoli, come ad esempio quelli decorati o mutilati nelle ultime guerre oppure quelli che figurano tra i primi iscritti al Partito Nazionale Fascista . Su domanda degli interessati, sarà il ministro dell’Interno a decidere di non applicare, in questi casi, parte dei provvedimenti previsti dal decreto.

Queste norme arrivano dopo il decreto regio che il 5 settembre scorso ha sospeso dall’insegnamento tutti i docenti ebrei  e ha vietato l’iscrizione alle scuole di qualsiasi ordine e grado e alle università di alunni ebrei, per i quali rimarranno aperte le scuole ebraiche, che hanno classi elementari e medie. Un decreto del 7 settembre ha invece  vietato agli ebrei stranieri di stabilirsi in Italia, ha intimato a quelli che sono già qui di andarsene entro sei mesi e ha revocato la cittadinanza italiana agli ebrei che l’hanno ottenuta dopo il 1 gennaio 1919.

“Gli ebrei non appartengono alla razza italiana”

Si attendono ora diverse disposizioni attuative. Inoltre, “l’esercizio delle professioni sarà oggetto di ulteriori provvedimenti”, come ha annunciato il Gran Consiglio del Fascismo  nella sua “Dichiarazione sulla  Razza” del 6 ottobre scorso, la stessa che ha disegnato le linee guida degli interventi di oggi, paventando i rischi di “incroci e imbastardimenti” per la razza italiana.

È un cammino coerente con il “Manifesto degli scienziati razzisti” pubblicato lo scorso luglio da dieci professori universitari sul Giornale d’Italia e già sottoscritto da centinaia di altri intellettuali. Un documento invocato da tempo, che fa chiarezza su una questione sulla quale la stampa italiana negli ultimi anni ha versato fiumi di inchiostro.

Nel Manifesto, luminari della medicina, dell’antropologia e della demografia hanno certificato che “le razze umane esistono”, e che “la popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana”. Infatti “è una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione”.

La “pura razza italiana", si legge ancora nel manifesto,  è una “parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia” , “il più grande titolo di nobiltà della Nazione”. Per questo motivo “è tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti”, un modo per “elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità”.

E gli ebrei? Gli scienziati assicurano che loro “non appartengono alla razza italiana”. Anche se sono vivono in Italia da duemila anni, rappresentano infatti “l'unica popolazione che non si è mai assimilata perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani”.

Il Duce: “Non soltanto differenze, ma superiorità nettissime”

Si dice che al Manifesto abbia messo mano lo stesso Benito Mussolini. Del resto è lui ad aver ricordato a Trieste che  “il problema razziale non è scoppiato all'improvviso. È in relazione con la conquista dell'Impero, poiché la storia ci insegna che gli Imperi si conquistano con le armi, ma si tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale, che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime”.

I nostri alleati tedeschi si sono mossi da tempo. È dal 1935 che le leggi di Norimberga varate dal governo nazionalsocialista vietano i matrimoni misti e sanciscono che un ebreo non può essere cittadino del Reich. In Germania sono stati finora anche molto più violenti: qualche giorno fa, dopo che a Parigi un giovane ebreo ha sparato a un diplomatico tedesco, si è scatenata per le strade una furia antisemita, centinaia di ebrei sono stati uccisi e sono stati distrutti negozi e sinagoghe.

Viene da chiedersi se anche in Italia si arriverà mai a tanto. Nel suo comizio in piazza dell’Unità, dopo aver ricordato che “l'ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo” , il Duce ha fatto intendere che ora tutto dipende dagli ebrei.

“Alla fine il mondo dovrà forse stupirsi più della nostra generosità che del nostro rigore, a meno che – ha ammonito Mussolini –  i semiti di oltre frontiera e quelli dell'interno, e soprattutto i loro improvvisati ed inattesi amici, che da troppe cattedre li difendono, non ci costringano a mutare radicalmente cammino”.

Elvio Pasca
 

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