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Livia Turco: “Inaccettabile stipare gli immigrati sulle navi”

“Governo sta dando uno spettacolo indecoroso, risolva subito il problema”

Roma, 28 settembre 2011 – Gli immigrati “stipati e trattenuti” su due navi, ora all’ancora nei porti di Palermo e di Cagliari, “non possono rappresentare una soluzione al problema Lampedusa, neanche in termini di emergenza”.

E’ quanto sottolinea il deputato del Partito democratico Livia Turco, intervenendo nell’aula di Montecitorio nel corso del dibattito aperto dalle dichiarazioni del sottosegretario al ministero dell’Interno, Sonia Viale per l’informativa urgente del governo al Parlamento sui recenti disordini provocati dagli immigrati nell’isola di Lampedusa.

“Io non so in quali Paesi in Europa le persone possano essere trattenute fino a una settimana su una nave e senza sapere fino a quando vi rimarranno – osserva l’esponente del Pd – Chiediamo di trovare subito una soluzione, perche’ e’ una cosa indegna stipare tante persone, anche con bambini, in spazi cosi’ ristretti. Si risolva subito questo problema, perche’ davvero stiamo dando uno spettacolo indecoroso e inaccettabile”.

Quanto ai disordini nell’isola di Lampedusa della scorsa settimana, provocati dalla rivolta degli immigrati tunisini, Turco lamenta che “il governo ha spiegato la dinamica dei fatti ma non ci ha spiegato come siano potuti accadere e soprattutto se era inevitabile che accadessero. Quella situazione di conflitto, che ha poi portato all’incendio nel centro di accoglienza, era prevedibile ed evitabile”.

Spiega la parlamentare del Pd: “Era prevedibile per l’alto numero di persone che erano li’ stipate; bisognava prevenire ogni forma di conflitto, cosi’ come avevano chiesto i cittadini di Lampedusa, costruendo quei centri di identificazione previsti da una legge che noi non condividiamo ma che almeno chiediamo che ora venga applicata. Era evitabile, se il governo avesse gestito sin dall’inizio questa emergenza”. Turco chiede poi che “il governo sappia anche esprimere sentimenti di umana pieta’ nei confronti delle migliaia di persone che fuggono dalla guerra e dalla fame e che incontrano la morte per cercare di approdare sulle nostre coste”.

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