Ginevra, 16 dicembre 2011 – La difficolta’ di accesso ai servizi sanitari per i migranti nella maggior parte dei paesi del mondo e’ una preoccupante omissione di salute pubblica che deve essere al piu’ presto risolta, soprattutto in un mondo sempre piu’ dipendente dalla mobilita’ umana.
E’ quanto chiede l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) in occasione della Giornata Internazionale del Migrante 2011, che si celebra domenica.
In un mondo in cui si contano piu’ di un miliardo di migranti, dei quali 214 milioni migranti internazionali, non c’e’ paese che non sia dipendente dalla loro forza lavoro, dalle loro capacita’ e dalle loro conoscenze, o ancora dai 404 miliardi di dollari che hanno inviato come rimesse nel solo 2011. Pertanto, e’ proprio la migrazione una delle piu’ grandi sfide della sanita’ mondiale. I migranti sono i piu’ colpiti dalla mancanza di accesso ai servizi sanitari. Differenze linguistiche o culturali, mancanza di risorse finanziarie o assicurazioni, ostacoli amministrativi, status legale e turni lavorativi lunghi e scomodi sono tra i principali fattori di difficolta’. I migranti senza documenti, spesso a rischio di violenza e sfruttamento e con condizioni di vita e di lavoro precarie sono il tipo di migranti piu’ vulnerabili. Inoltre, molti di loro hanno timore di essere rimpatriati, e questo e’ uno dei motivi per i quali evitano di ricercare assistenza sanitaria, fatta eccezione per le emergenze per le quali purtroppo si arriva a volte troppo tardi.
“Gli stati hanno gia’ politiche di sostegno per appianare le difficolta’ di accesso ai servizi sanitari dei gruppi vulnerabili all’interno delle loro societa’. Queste politiche dovrebbero essere estese anche ai migranti, che sfortunatamente rimangono tra i gruppi piu’ discriminati e vulnerabili nelle societa’ di oggi, e che continuano ad essere invisibili nell’agenda internazionale in materia sanitaria”, afferma William Lacy Swing, Direttore Generale dell’Oim.
Ad oggi, pochissimi paesi al mondo offrono assistenza sanitaria per tutti, inclusi i migranti irregolari. Tra questi, ci sono Argentina, Brasile, Francia, Italia, Portogallo e Spagna. Nonostante le ultime crisi sanitarie a scala globale quali la Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome) o l’influenza aviaria e il riemergere di malattie come la tubercolosi evidenzino la necessita’ di includere anche i migranti nei sistemi di assistenza sanitaria, i progressi globali su questo fronte sono purtroppo molto lenti.
Qualche positivo passo in avanti pero’ c’e’: ad esempio la Risoluzione 61.17 dell’Assemblea mondiale della sanita’ del 2008 che invita i membri dell’Organizzazione alla promozione della sanita’ dei migranti, o ancora la Risoluzione del Marzo 2011 del Parlamento Europeo per la riduzione delle iniquita’ sanitarie in Europa, o infine la Dichiarazione di Dhaka dell’Aprile 2011, sottoscritta dai paesi d’orgine dei migranti asiatici in cui si richiedono delle politiche sanitarie che includano i loro migranti connazionali nei paesi di destinazione.
“Per quanto questi passi siano senza dubbio significativi, e’ importante che queste dichiarazioni e risoluzioni si trasformino in azioni concrete e tangibili. Cosi’ come e’ importante che si aggiungano altri paesi a quelli che gia’ garantiscono ai migranti uguale accesso sanitario. Sarebbe un atto importante a livello umano, economico e sociale”, aggiunge Swing. Secondo l’Oim, la restrizione dell’assistenza sanitaria per i migranti irregolari alle sole cure d’emergenza non corrisponde ai principi della salute pubblica.
Tali restrizioni infatti ledono la salute del singolo e dell’intera societa’, specialmente quando si parla di malattie infettive. Inoltre, queste politiche presentano un costo maggiore rispetto ad un normale accesso a cure preventive e di base per i migranti. Per quanto la migrazione sia un argomento molto sensibile sia in ambito politico che sociale, molti governi hanno riconosciuto ai migranti un ruolo indispensabile nell’economia dei paesi. Nonostante cio’, l’Oim ricorda che i migranti sono prima di tutto esseri umani che non dovrebbero esser considerati come meri strumenti di valore economico facilmente rimpiazzabili.
”Non c’e’ piu’ bisogno di dimostrare il loro contributo positivo allo sviluppo delle societa’ e delle economie. La loro esclusione dai servizi e dalle politiche sanitarie non e’ solo una violazione del diritto alla salute degli esseri umani, ma vuol dire anche cedere alla paura e al terrore e foraggiare la visione dei migranti come un peso sui servizi sociali”, aggiunge Swing. ”E’ ora che i paesi diano prova di coraggio e iniziativa seguendo il principio che sostengono da sempre: il diritto alla salute per tutti”.