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Lombardia: immigrato un cittadino su dieci

Gli stranieri sfiorano quota 1 milione, +9% in un anno. I dati del VII rapporto regionale Milano – 16 aprile 2008 – Ormai in Lombardia si concentra un quarto dell’immigrazione in Itali e un cittadino su dieci è straniero. In un anno gli immigrati sono aumentati del 9,1%, arrivando a quota 938mila all’inizio di luglio 2007, 80mial in più rispetto al 2006.

A fotografare il boom di presenze è il  VII Rapporto dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità  su ‘Gli immigrati in Lombardia’, realizzato dalla Regione in collaborazione con l’Ismu e presentato oggi a Milano. Quasi la metà delle presenze, 422mila, si concentra in provincia di Milano (+8,5% rispetto al 2006), 212mila solo nel capoluogo, che ha fatto registrare nel 2007 una crescita del 7,1% rispetto all’anno precedente.

Dal punto di vista occupazionale, il rapporto evidenzia una diminuzione degli immigrati disoccupati e del lavoro irregolare: sono aumentati di 1,2 punti percentuali gli assunti a tempo indeterminato (anche se di più sono aumentati quelli con contratto a tempo determinato: da 8,7 a 10,3). A Lecco e Varese gli occupati regolari raggiungono le punte più alte nel panorama regionale sfiorando la quota del 70%, mentre sono Sondrio e Pavia le città con la più alta incidenza di disoccupati. 

Anche le donne sembrano progredire  nella carriera: il 5,4% esercita una professione intellettuale contro l’1,7% degli uomini. Intanto incalzano anche le nuove leve, con una crescita del 16,4% degli alunni stranieri nelle scuole della Regione, già in testa alla classifica italiana per numero di studenti immigrati.

Il ritmo di crescita dell’immigrazione in Lombardia registrato dal rapporto, è tale che “se dovesse stabilizzarsi, non ce lo potremmo assolutamente permettere", precisa Gian Carlo Blangiardo della Fondazione Ismu che punta il dito contro i due decreti flussi del 2006. “Hanno sistemato qualche situazione irregolare, ma anche fatto girare la voce che qualcosa si poteva fare, lanciando un messaggio sbagliato. Ora il primo passo è la chiarezza: definiamo le regole ma quando l’abbiamo fatto che restino quelle e non come abbiamo fatto nel 2006 che i 170.000 posti del decreto flussi sono stati fatti diventare 500.000" denuncia Blangiardo.

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