Richiamo all’esecutivo da parte dell’Alto Commissariato per i rifugiati. “Non c’ è assicurazione che chi cerca protezione possa trovarla in Libia". Ginevra – 12 maggio 2009 – Non si ferma lo scontro sui respingimenti in Libia tra l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e il governo italiano.
In una lettera trasmessa oggi all’esecutivo, in cui ribadisce "seria preoccupazione che la politica ora adottata dall’Italia metta a rischio l’accesso all’asilo nell’Unione Europea", l’Onu chiede di "riammettere le persone respinte dall’Italia e identificate dall’Unhcr come richiedenti protezione internazionale".
Nel briefing a Ginevra, il portavoce dell’agenzia Onu ha anche sottolineato come per l’Unhcr la linea adottata dall’Italia "comporti il rischio di violare il principio fondamentale di non respingimento tutelato dalla Convenzione del 1951 sullo statuto dei Rifugiati e nella legislazione dell’Ue e in altre leggi internazionali per la tutela dei diritti umani". "Il principio di non respingimento – ha ricordato il portavoce – non ha limitazioni geografiche. Gli stati sono obbligati a rispettarlo, ovunque abbiano giurisdizione, anche in alto mare".
La "preoccupazione" dell’Onu è poi "rafforzata" dal fatto che la Libia – paese verso il quale sono stati rimandati i migranti – "non è uno stato membro della Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati e non ha una legge per l’asilo o un sistema per la tutela dei profughi. Non c’ è quindi assicurazione – aggiunge il portavoce Ron Redmond – che le persone bisognose di protezione internazionale possano trovarla in Libia".
Ricordando che l’agenzia Onu in questi giorni è impegnata a fornire "assistenza umanitaria e protezione di base alle persone respinte dall’Italia", il portavoce sottolinea poi che "dai nostri colloqui iniziali nei centri di accoglienza temporanea con alcune di queste persone negli ultimi giorni, sembrerebbe che vi è in effetti un certo numero di loro che desidera chiedere protezione internazionale e che avrebbe i requisiti per farlo. Queste persone includono gente dalla Somalia e dall’Eritrea, ad esempio".
In questo quadro l’UNHCR richiama il governo italiano alle proprie responsabilità: "In considerazione del fatto che gli stati hanno la responsabilità per le conseguenze delle azioni che riguardano le persone nella loro giurisdizione, chiediamo al governo italiano di riammettere le persone che sono state respinte dall’Italia ed identificate da noi come richiedenti protezione internazionale. Le loro richieste potranno poi essere determinate in base alla legge italiana”.