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L’Onu denuncia le violenze sui migranti in Libia e richiama l’Europa: “Sospendere la cooperazione”

Roma, 11 luglio 2024 – In un appello che ha l’obiettivo di scuotere le coscienze, l’Alto commissario per i diritti umani dell’ONU Volker Türk ha chiesto alla comunità internazionale di rivedere e, se necessario, sospendere la cooperazione con le autorità libiche in materia di asilo e migrazione, a causa delle gravi violazioni dei diritti umani. L’intervento di Türk, durante la 56esima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, ha portato alla luce un quadro allarmante di abusi e atrocità subiti dai migranti in Libia.

Migranti, Onu: “Basta collaborazione con la Libia”

Il rapporto della missione indipendente Unsmil ha rivelato una realtà di deumanizzazione sistematica: migranti, rifugiati e richiedenti asilo sono vittime di tratta di esseri umani, torture, lavoro forzato, fame indotta e vendita di uomini, donne e bambini. A marzo 2023, una fossa comune con almeno 65 corpi, presumibilmente di migranti, è stata scoperta nel sud-ovest della Libia, e notizie di una seconda fossa sono giunte dall’area desertica al confine con la Tunisia. Nel frattempo, il Mediterraneo continua a essere un cimitero per chi cerca disperatamente una vita migliore. Le autorità libiche, oltre a non rispondere delle proprie azioni, sono impegnate in una feroce repressione del dissenso interno. Türk ha denunciato detenzioni arbitrarie, uccisioni extragiudiziali e persecuzioni contro oppositori del governo e le loro famiglie.

In questo contesto drammatico, le relazioni tra l’Europa e le autorità libiche si fanno sempre più controverse. Il 17 luglio prossimo, a Tripoli, il Governo di unità nazionale della Libia, che controlla solo la parte occidentale del paese, ospiterà il Trans-Mediterranean Migration Forum, una conferenza internazionale sulla “lotta alle migrazioni illegali”. Secondo un documento tradotto da Agenzia Nova, l’obiettivo sarebbe quello di “garantire un coordinamento integrato sotto un’unica egida” tra i paesi di origine, transito e destinazione dei flussi migratori. Italia, Spagna, Malta e Germania hanno confermato la loro partecipazione, con l’Italia rappresentata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

I dati ufficiali mostrano che le partenze dalla Libia sono nuovamente in aumento. Quest’anno, circa 15.000 delle 28.000 persone sbarcate in Italia sono partite dalla Tripolitania, superando la Tunisia, che nel 2023 era stata il principale punto di partenza. Nonostante la riduzione complessiva degli arrivi rispetto al 2022, i numeri restano in linea con quelli del 2021.

La crisi migratoria e le difficoltà nei soccorsi

Le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale continuano a essere pericolose. Ieri, la nave Geo Barents di Medici senza frontiere ha denunciato un attacco subito dalle motovedette libiche durante un soccorso, che ha causato panico tra i migranti, molti dei quali si sono lanciati in acqua. Il team di Msf ha tratto in salvo 87 persone, tra cui molti minori. Il porto assegnato è Salerno. Simili circostanze hanno coinvolto la Ocean Viking di Sos Mediterranée, con miliziani armati che hanno generato il caos durante un salvataggio. La nave ha soccorso in totale 261 naufraghi, ora in viaggio verso il porto di Massa Carrara, e 74 sono stati accolti sulla Life Support di Emergency.

Il beltempo ha inoltre favorito una ripresa degli sbarchi nel Mediterraneo centrale. A Lampedusa, ieri sono arrivati 372 migranti in undici approdi, portando le presenze nell’hotspot di Contrada Imbriacola a 589. A Pozzallo, un maxi-sbarco di 377 persone è avvenuto nelle prime ore del mattino. Il motopeschereccio proveniva dalla città libica di Sirte, una provenienza inedita ricostruita dalla giornalista Giada Drocker di Agi.

La crisi migratoria continua a mettere alla prova l’Europa e le relazioni internazionali. Per questo l’ONU chiede una riflessione urgente sulla cooperazione con le autorità libiche, a fronte delle gravi violazioni dei diritti umani documentate. Il Mediterraneo centrale resta una delle rotte più pericolose per chi cerca una vita migliore, e la comunità internazionale è chiamata a rispondere con umanità e giustizia.

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