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L’Ue: “No a respingimenti indiscriminati”

Barrot chiede chiarimenti all’Italia sui migranti respinti in Libia. La lettera all’Europarlamento Roma – 23 luglio 2009 – No ai respingimenti indiscriminati verso Paesi a rischio. La Commissione europea vuole vederci chiaro sui migranti ricondotti in Libia dalla nostra Marina, per capire se, come denuncia anche l’Onu, sono stati volati i diritti dei richiedenti asilo.

Lo spiega il commissario alla Giustizia Jacques Barrot in una lettera inviata all’eurodeputato Lopez Aguilar, presidente della Commissione per le Libertà civili, la Giustizia e gli affari interni del Parlamento Europeo. Il testo della lettera è stato diffuso ieri dall’eurodeputata Rita Borsellino.

Gli obblighi di tutela delle frontiere esterne, scrive Barrot, devono essere attuati "in conformità con il principio di non respingimento e senza pregiudizio dei diritti dei rifugiati e delle persone che chiedono protezione internazionale". Questo, sottolinea Barrot, vale anche per i respingimenti in alto mare, in quanto "e’ convinzione della Commissione che la sorveglianza delle frontiere effettuata in mare, che sia nelle acque territoriali, nella zona contigua, nella zona economica esclusiva o in alto mare, ricadono nel campo di applicazione del codice delle frontiere Schengen" e sono dunque di competenza Ue. I

Il responsabile Ue aggiunge che "emerge dalla giurisprudenza della Corte di giustizia europea che gli obblighi comunitari devono essere applicati nel rigoroso rispetto dei diritti fondamentali che fanno parte dei principi generali del diritto comunitario".

Barrot ricorda che "il principio di non respingimento, come interpretato dalla Corte per i diritti umani significa essenzialmente che gli stati devono astenersi dal rimandare indietro una persona, direttamente o indirettamente, là dove possa correre il rischio di essere sottoposta a tortura o a pene o trattamenti disumani o degradanti".

"Inoltre -prosegue la lettera del commissario- gli stati membri non devono rimandare rifugiati in territori in cui la loro vita o la loro libertà sia minacciata a causa della loro razza, della loro religione, della loro nazionalità, della loro affiliazione a un gruppo sociale particolare, della loro opinione politica. Questo obbligo deve essere rispettato al momento dell’attuazione dei controlli di frontiera in conformità" con il Trattato di Schengen, "ivi compresa l’attività di sorveglianza in alto mare".

Di qui la decisione di Bruxelles di inviare, già  la scorsa settimana, di una lettera alle autorità italiana, invitandole "a fornire informazioni complementari concernenti circostante di fatto di riconduzione di persone in Libia e le disposizioni in atto per assicurare la conformità con il principio di non respingimento al momento dell’attuazione dell’accordo bilaterale tra i due paesi".

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