Roma – 26 gennaio 2012 – “Nel 2011 le promesse europee di solidarietà nei confronti delle persone bisognose di aiuto sono state messe alla prova. È preoccupante constatare come l’Europa, nel suo insieme, non abbia superato l’esame. Ora gli Stati devono assumersi le proprie responsabilità e fare in modo che, in quanto ad accoglienza, il 2012 sia un anno migliore”.
Lo scrive oggi il commissario europeo agli Affari interni Cecilia Malmström, in un editoriale pubblicato sul quotidiano della Cei ‘Avvenire’ in cui chiede all’Europa di “allargare la sua prospettiva e fare in modo che il sistema comune di asilo prenda finalmente vita”.
“Nel primo semestre del 2011, più del 75% di tutte le domande di asilo si sono concentrate in sei Stati membri dell’Unione. Resta quindi un consistente numero di Paesi europei che può e deve fare di più” dice . “Più di 50mila migranti – ricorda ancora – hanno attraversato il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna, diretti verso l’Unione. Molti di loro sono annegati. Altri sono sbarcati a Lampedusa o a Malta. Nell’ambito di una conferenza svoltasi la primavera scorsa, i Paesi europei hanno avuto la possibilità di mostrarsi solidali nei loro confronti. Il risultato? Appena 300 rifugiati trasferiti da Malta in altri Stati membri”.
Secono Malmström, “uno dei problemi di base è il clima politico di molti Stati membri: Era da prima della seconda guerra mondiale che non si vedevano così tanti partiti populisti e xenofobi nei Parlamenti nazionali europei. Come prevedibile, essi sfruttano la crisi attuale tentando di scaricare le responsabilità di errori economici nazionali sulle popolazioni immigrate”.
“Abbiamo dunque bisogno di una leadership europea e nazionale per evitare che il programma politico sia influenzato dalla logica populista. Infatti, contrariamente a quanto vorrebbero farci credere gli xenofobi, il numero di richiedenti asilo in Europa è molto più basso oggi di dieci anni fa. E l’Europa non è particolarmente aperta nelle sue politiche di asilo: si contano molti più rifugiati nel solo Kenya che nei 27 Stati membri”.
Intanto, ”i sistemi di asilo di molti Stati membri non funzionano efficacemente, mentre le condizioni di accoglienza non sempre sono accettabili” e “le norme per la concessione dello status di rifugiato differiscono enormemente da un Paese all’altro”. “Disparità di questo tipo – conclude il commissario – non sono accettabili in un’Unione Europea i cui membri hanno sottoscritto le stesse convenzioni internazionali e aderito agli stessi valori”.