Il commissario agli Affari Interni: “Solidarietà solo a parole, servono fatti. Sta crescendo la xenofobia”
Roma – 22 giugno 2011 – Solidarietà, tolleranza, rispetto reciproco. Principi ancora difesi, a parole, dall’Unione Europea, ma nei fatti inapplicati: egoismo, populismo e movimenti di estrema destra condizionano l’azione dei singoli governi, e in tutto il vecchio continente cresce la xenofobia.
È il j’accuse di Cecilia Malmström, commissario europeo agli Affari Interni, alla vigilia del consiglio dei Capi di Stato e di governo dell’Ue previsto domani e dopodomani a Bruxelles. Un summit importante, in cui si parlerà anche di immigrazione e asilo, e nel quale i governanti europei sono chiamati a mostrare la loro effettiva leadership traducendo quei principi in azioni concrete.
Malmström punta il dito contro l’ipocrisia dei singoli governi, che da un lato plaudono alla “primavera araba” e condannano le repressioni dei regimi libici e siriano, dall’altro non sono disposti ad accogliere chi cerca in Europa protezione o un futuro migliore. E, proprio ora che ce ne sarebbe più bisogno, frenano la creazione su un sistema d’asilo comune europeo.
Ecco il testo integrale della dichiarazione del commissario europeo:
“Solidarietà, tolleranza e rispetto reciproco tra Paesi e persone: per oltre mezzo secolo politici e cittadini nell’Unione Europea hanno tenuto a cuore e tutelato questi valori. Per essi si è combattuto e ancora si combatte in molte parti del mondo dove diritti così fondamentali non possono essere dati per scontati. Io sono quindi addolorata e preoccupata nel vedere che questi valori rischiano di perdere rispetto e supporto in Europa.
Negli ultimi anni, siamo stati testimoni del supporto crescente a movimenti populisti e a partiti politici di estrema destra nell’Ue. Nelle materie di mia competenza, asilo, immigrazione, integrazione e cooperazione nel controllo delle frontiere, io posso vedere che la xenofobia sta crescendo. Gli sviluppi di questa primavera mostrano che la situazione è abbastanza chiara.
Leader politici di tutta l’Europa hanno subito condannato la violenza in Libia, in Siria, nella Costa d’Avorio e si sono congratulati con i nostri vicini nordafricani per la loro lotta per democrazia e libertà. Ma quando hanno a che fare con le conseguenze di questi sviluppi, e in particolare quando bisogna avere a che fare con uomini, donne e bambini che arrivano in Europa per trovare protezione o cercare una vita migliore, il sostegno dei leader europei viene a mancare.
Noi dobbiamo renderci conto che la guerra ha delle conseguenze e che le parole contano poco se non sono seguite da azioni concrete di solidarietà. Finora, circa 15 mila su oltre milione di persone che scappano dalla violenza in Libia hanno preso la via dell’Ue. Gli stati membri in tutto hanno dato finora protezione a circa 800 persone, mentre la Norvegia [che parte dell’Ue n.d.r.] da sola ha acconsentito ad accogliere più di 300 rifugiati.
I capi di Stato e di governo si incontreranno il 23 e il 24 giugno per discutere di asilo, di migrazioni e della governance dell’aera Schengen alla luce degli eventi recenti. Io li esorto a confermare che abbiamo bisogno di una relazione durevole e buona con i Paesi del mediterraneo meridionale sulla mobilità, così come sulla sicurezza, e che noi siamo seri quando diciamo che siamo aperti ad aiutarli nel percorso verso la democrazia e il progresso economico.
Io lo esorto anche a sostenere le recenti proposte sella Commissione Europea per le direttive sull’asilo in modo che possiamo giungere a una decisione sul completamento del sistema comune europeo di asilo entro il 2012, un termine sul quale si sono già impegnati già tutti i Paesi dell’Ue.
Questo obiettivo è stato un traguardo comune all’interno dell’Ue per più di dieci anni, ma sfortunatamente si sono arenati i negoziati tra Parlamento europeo e Stati membri, che temono che regole comuni sarebbero complicate e costose e che devono gestire la pressione dei movimenti di estrema destra interni. Ma il bisogno di regole comuni è pressante.
Tutto ciò porta alle stesse conclusioni: noi abbiamo bisogno di più solidarietà, tolleranza e responsabilità nelle nostre politiche sull’asilo e sull’immigrazione, e abbiamo bisogno di tradurre questi principi in azioni concrete. Io confido che i primi ministri e i presidenti europei mostreranno una leadership in questi momenti difficili, proteggendo i valori che ora sono messi in pericolo in molti Paesi europei. Spero che questo summit europeo confermerà che la solidarietà e la responsabilità sono ancora principi chiave da tenere a cuore nell’Unione Europea”.