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Marconi e il “fallimento del potenziamento dei Cpr: luoghi inutili dove si violano i diritti umani”

Roma, 20 dicembre 2023 – Il dibattito sulla gestione dei flussi dei migranti in Italia si intensifica con il governo Meloni che pone l’accento sul potenziamento dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). La onlus “A buon diritto” ha presentato il suo “Rapporto sullo stato dei diritti”, evidenziando le criticità dei Cpr, definiti da Luigi Manconi, presidente dell’associazione, come “un monumento al fallimento della loro funzione”.

Migranti, Manconi: “Il potenziamento dei Cpr è un fallimento”

La questione centrale sollevata da Manconi, intervistato da Fanpage.it, riguarda la natura degli individui trattenuti nei Cpr. A differenza di quanto comunemente si pensa, la detenzione in questi centri non è legata a reati commessi, ma piuttosto alla mancanza di documenti regolari. La recente decisione del governo di estendere il periodo massimo di detenzione dei migranti a 18 mesi è stata criticata da Manconi come un’iniziativa con uno scopo “solo ideologico”. Finalizzata a classificare le persone rinchiuse come criminali, nonostante la maggioranza di esse non abbia commesso reati.

Il presidente di A buon diritto, inoltre, ha sottolineato che, nel corso degli anni, i Cpr hanno dimostrato la loro inefficacia nel raggiungere lo scopo di aumentare il numero di persone espulse e rimpatriate. La detenzione in questi centri, poi, è stata definita “illegittima” e potenzialmente in contrasto con i principi costituzionali.

La questione sollevata da Manconi si estende anche alle condizioni all’interno dei Cpr, spesso descritte come pessime. Secondo il rapporto, queste strutture sono “veri e propri istituti per la violazione sistematica dei diritti umani”. E creano un ambiente che Manconi ha definito come “non-luoghi” e “non-tempo”. Si tratta, infatti, di strutture prive di attività, socialità e strumenti di formazione. Posti in cui si trasforma la detenzione in un’esperienza degradante e alienante per chi vi è trattenuto. Per quanto riguarda l’accordo Italia-Albania, poi, Marconi sostiene che il patto miri a nascondere questi gruppi dalla società e a perpetuare un concetto insidioso: considerare i migranti come una classe pericolosa.

La conclusione del rapporto di A buon diritto, infine, raccomanda una “revisione profonda del trattenimento dei migranti“. E suggerisce che una maggiore attenzione dovrebbe essere posta sulla possibilità di regolarizzare lo status delle persone anziché detenerle nei Cpr. Inoltre, Manconi sottolinea che concentrarsi sulla regolarizzazione delle persone che vogliono e possono lavorare in Italia potrebbe sottrarle all’irregolarità. Riducendo così anche il rischio di finire nei Cpr e affrontando le ingiustizie perpetuate da una legislazione che, in molti casi, colpisce individui che precedentemente lavoravano legalmente nel paese.

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