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Maroni: “30mila rimpatri entro l’anno”

 


Il ministro dell’Interno al meeting di Rimini: “modello Italiano di accoglienza è una best practice in Europa. Non bastano la Nato e le bombe per risolvere la crisi”

 

 

Roma – 27 agosto 2011 – Ieri dal Meeting di Rimini è intervento il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che nel dibattito “Mare Nostrum” ha difeso il modello italiano di accoglienza e gestione dell’emergenza immigrazione.

Maroni ha provato a dare la dimensione dell’emergenza nella quale riversa il paese da almeno sei mesi, spiegando come nell’ultimo semestre siano “arrivati circa 57mila immigrati, quando negli ultimi dieci anni ne arrivarono circa 81mila” e prosegue snocciolando alcuni dati sui rimpatri:” nei primi sei mesi dell’anno abbiamo fatto tornare in patria  circa 13mila immigrati e contiamo di arrivare a quota 30mila entro la fine dell’anno”.

Il titolare del Viminale ha poi proseguito la sua analisi difendendo il “modello italiano” spiegando come la valutazione delle richieste di asilo viene gestita con “rigore non persecutorio” seguendo tre linee guida: “accoglienza, sicurezza e relazioni internazionali” . In questo quadro, prosegue il Ministro del Carroccio , “resta solo chi ne ha diritto e viene rimandato a casa chi non ne ha”.

Rimanendo sul tema degli accordi con la Libia, dopo la caduta di Gheddafi, Maroni ha rinnovato la sua intenzione di proseguire gli accordi bilaterali già stipulati, definiti “necessari per fermare il vergognoso traffico d’immigrati irregolari ma quello della droga, gestito dalle organizzazioni criminali”.

Estendendo l’analisi del fenomeno migratorio a tutta la zona del nord Africa, Maroni ha notato che nonostante fosse una questione complessa l’Italia la ha affrontato nel migliore dei modi: “Il nostro modello di accoglienza una best practice in Europa e Lampedusa, pur essendo una piccola realtà locale, ha fronteggiato gli sbarchi in modo esemplare”.

Infine il Ministro non ha lesinato critiche all’Europa “devono capire che non può essere soltanto l’Italia a farsi carico del fenomeno e che Lampedusa rappresenta  tutti i ventisette paesi dell’Unione”.

“Quello ch sta avvenendo nei paesi del Maghreb, è una rivoluzione,un fenomeno sociale – spiega ancora l’inquilino del Viminale – ,  una rivolta i cui esiti io non sono in grado di prevedere. Per questo, l’Ue deve muoversi non solo attraverso la Nato e le bombe, ma per garantire a quei paesi uno sviluppo strutturale che li porti ad essere autonomi e non ostili all’Occidente” conclude Maroni.

 

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